ROMA, 13 FEBBRAIO – Maria Cristina Pisani (31), nata a Napoli, è stata nel 2016 la prima donna ad essere eletta Portavoce del Consiglio Nazionale dei Giovani e successivamente, nel 2019, Presidente. Nel 2016 viene anche nominata come vicepresidente dell’Associazione Femmes Europe Meridionale (Afem). Maria Cristina viene in contatto con il mondo dell’ONU attraverso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (Ecosoc), dove ha partecipato come rappresentante del governo italiano. È stata inoltre invitata a far parte del comitato scientifico dell’Urban Thinkers Campus, il programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani. Nella sua intervista a OnuItalia condivide le sue esperienze alle Nazioni Unite e come Presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani, e condivide i suoi pensieri sullo stato dell’empowerment e della rappresentanza giovanile all’interno delle istituzioni governative italiane.
Puo’ raccontarci della sua esperienza con l’Ecosoc e come membro del Comitato Scientifico presso l’Urban Thinkers Campus? Quali erano i suoi compiti e responsabilità principali?
Come rappresentante del governo italiano con delega del ministero degli Esteri all’Ecosoc e membro del Comitato scientifico dell’Urban Thinkers Campus ho avuto l’onere e l’onore di dare voce alle organizzazioni giovanili italiane per consentire ai giovani di essere parte del processo decisionale. Sono state occasioni importanti di incontro e dialogo tra giovani provenienti da tutto il mondo, per condividere idee al fine di dare maggiore spinta ed accelerazione all’implementazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, alla Addis Ababa Action Agenda ed all’accordo di Parigi sul Clima.
Abbiamo proposto di prevenire la violenza contro le donne attraverso la creazione di sportelli di ascolto e di luoghi di incontro tra giovani donne, di valorizzare il ruolo del volontariato come forma di sviluppo e cooperazione tra le giovani generazioni, di tutelare la qualità del lavoro, dando attenzione non solo al tema della disoccupazione giovanile ma anche alla garanzia di posti di lavoro di qualità, e di garantire nuovi modelli di formazione nei Paesi in via di sviluppo. Tutto con l’obiettivo di garantire cooperazione con gli stati dei diversi continenti per portare avanti questi processi di sviluppo sostenibile e di inclusione delle giovani generazioni a livello globale.
I risultati dei lavori del Forum, come già nelle precedenti edizioni, sono poi stati utilizzati nelle successive riunioni delle Nazioni Unite, tra cui la Sessione dell’ECOSOC 2019, il 2019 high-level political forum on sustainable development (HLPF) e per gli high-level events che si sono svolti ai margini dell’apertura dell’Assemblea Generale, tra i quali il Climate Summit, l’ High-level Meeting on Financing for Development e l’SDG Summit. In queste giornate di lavoro abbiamo focalizzato l’attenzione su alcuni SDGs, al fine di formulare raccomandazioni per l’attuazione a livello nazionale, regionale e globale, in modo particolare per garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti, promuovere una crescita economica inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e lavoro dignitoso per tutti, per ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i Paesi, intraprendere azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto, promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, fornire l’accesso alla giustizia per tutti e creare istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
Cosa significava essere una persona giovane, di sesso femminile in questi ambienti professionali: quali sfide, se ce n’erano, hai dovuto affrontare? Ha avuto l’impressione che i giovani, e più precisamente le giovani donne, fossero equamente rappresentate e avessero la possibilità di partecipare?
Il fatto di essere una donna e di portare, quindi, una voce femminile in contesti internazionali, ha fatto sì che la mia responsabilità fosse ancora maggiore. Contesti di un rilievo come quelli legati all’ONU hanno necessariamente bisogno di persone di grande esperienza e capacità tecniche. Questo non ha impedito, negli ultimi anni, ai giovani e alle donne di veder crescere in modo significativo le opportunità di partecipazione e questo dimostra una grande propensione verso una reale garanzia di rappresentanza giovanile e delle donne nella definizione si strategie comuni. Le mie esperienze non hanno fatto altro che confermare queste considerazioni: ho avuto modo di verificare in prima persona l’interesse nei giovani e nelle donne e la volontà di renderli parte attiva, partecipando ma soprattutto dando un peso rilevante alle loro necessità.
Che consiglio darebbe a un giovane che desidera lavorare per le Nazioni Unite o progetti legati all’ONU?
Sono davvero tanti i giovani che sognano carriere internazionali, soprattutto nelle Nazioni Unite. Tuttavia, molti ragazzi pensano che queste siano mete al tempo stesso facili da sognare ma molto difficili da raggiungere. L’impegno che abbiamo assunto come Consiglio Nazionale dei Giovani è di batterci sempre per far valere il merito perché esperienze di questo tipo garantiscono una crescita piena dal punto di vista umano e professionale. Tanti nostri giovani conoscono diverse lingue e tantissimi di loro hanno potenzialità, capacità e voglia di fare. A tutti loro non posso far altro che consigliare di continuare a lavorare sulle loro competenze e soprattutto di credere in loro stessi. Se non siete voi a credere di poter arrivare in alto nessuno lo farà per voi! Solo se ci credete davvero, farete in modo di raggiungere i vostri obiettivi. Sarà fondamentale quindi per i nostri giovani acquisire competenze specifiche per avere maggiori possibilità di lavorare a livello internazionale su tematiche importanti come l’educazione e la formazione per lo sviluppo sostenibile, l’educazione non formale e le competenze trasversali, la promozione del volontariato e della partecipazione attiva, la promozione della partecipazione giovanile ai processi decisionali, con particolare attenzione all’inclusione di coloro che sono in condizioni di disagio, il coinvolgimento dei giovani nella costruzione di una pace duratura tramite azioni di inclusione, la promozione dei diritti umani e della dignità dell’essere umano.
Attraverso la sua attività di Presidente del “Consiglio Nazionale dei Giovani”, quali sono i suoi pensieri riguardo all’empowerment dei giovani in Italia? Ai giovani italiani viene dato spazio e piattaforme sufficienti per esprimere le loro preoccupazioni e avere un impatto sul futuro dell’Italia?
Se da un lato l’interesse per i giovani e per le possibilità che vengono offerte loro per garantire spazio attraverso piattaforme, soprattutto grazie alla diffusione dei social media, per esprimersi in merito alle loro preoccupazioni e problematiche, è andato crescendo negli ultimi anni, dall’altro lato, tuttavia, questi processi non sono ancora sufficienti a garantire un’ampia partecipazione giovanile, soprattutto nel nostro Paese. I giovani hanno tante idee e competenze specifiche ma spesso hanno scarse possibilità di farsi strada nei settori che li appassionano davvero: questo fa sì che sempre più giovani italiani si sentano esclusi dalle decisioni che influiscono oggi, ma soprattutto in futuro, sulla loro vita. In occasione della nostra partecipazione agli Stati Generali dell’Economia organizzati dal Governo italiano nel giugno 2020, abbiamo avuto l’opportunità di evidenziare il grave deficit di rappresentanza delle giovani generazioni nei confronti delle istituzioni. Abbiamo provato quindi a dar voce alle necessità dei giovani italiani presentando alcune proposte elaborate con tante associazioni giovanili, per mettere al centro dell’azione strategica del Paese i loro interessi. Anche perché oltre al CNG non esistono in Italia, ad oggi, spazi e luoghi di rappresentanza giovanile ai vari livelli. A tal fine, abbiamo proposto di istituire un tavolo di lavoro permanente per garantire in modo stabile e continuativo forme e modalità di partecipazione e di rappresentanza dei più giovani ai processi decisionali, al fine di riconoscere a livello istituzionale la centralità delle istanze del mondo giovanile e per favorire l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani rispetto alle scelte che riguardano il loro futuro per lavorare insieme al fine di assicurare il contributo attivo e il protagonismo delle giovani generazioni alla vita democratica del Paese.
Che impatto ha avuto la pandemia di Covid-19 sul suo lavoro?
La pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente influenzato le abitudini e le attività di ciascuno di noi, rivoluzionando contesti lavorativi poco o per nulla abituati alle modalità dello smart working e del lavoro agile. Sin dall’inizio, come Consiglio Nazionale dei Giovani, abbiamo provveduto a trasformare ogni incontro in eventi online attraverso le più note piattaforme digitali, cogliendo le opportunità che oggi la tecnologia ci offre. Le occasioni di confronto e il materiale sul quale lavorare e dibattere non sono mai mancati: in momenti estremamente difficili, come quello legato alla pandemia, le conseguenze sulle fasce più deboli della popolazione sono maggiori e di conseguenza il nostro ruolo nel difendere le necessità di una di queste fasce, i giovani, si è andato delineando in maniera sempre più concreta. Il Consiglio Nazionale dei Giovani esiste anche per questo. Abbiamo lavorato per colmare al meglio il gap della partecipazione della rappresentanza giovanile per essere un tramite quanto più efficace possibile tra i giovani e i decisori politici. Ogni giorno il nostro impegno è volto a garantire che ogni voce abbia un peso nelle nostre azioni e, di conseguenza, che queste influenzino le scelte di chi ci governa. Nutro grandi speranze per questa generazione e per quelle future, perché viviamo un mondo sempre più all’avanguardia che si innova di continuo: solo i giovani riusciranno davvero a stare al passo.
La nostra vera forza, infatti, sono stati i contributi che le singole Associazioni aderenti al CNG hanno scelto di dare in questo periodo di grande difficoltà per supportare le giovani generazioni a tutela delle loro istanze, troppo spesso dimenticate dalle istituzioni ai vari livelli.