GINEVRA, 8 GENNAIO – Inaspettata, dopo 40 anni di attento monitoraggio, l’Organizzazione Mondiale per la Meteorologia ha diffuso una notizia positiva: “Il buco dell’ozono sull’Antartide si è chiuso”. Dopo 40 anni infatti gli scienziati dell’agenzia del’Onu World Meteorological Organization (WMO) hanno dichiarato che si è “finalmente chiuso” il buco nell’ozonosfera, ”il più duraturo e uno dei più estesi e profondi dall’inizio del monitoraggio”.
Il record nel 2020
Il buco era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, arrivando a misurare circa 24,8 milioni di chilometri quadrati. Gran parte del continente antartico ne era interessato. A provocarlo è stato un vortice polare forte, stabile e freddo, oltre a temperature molto rigide nella stratosfera. Gli stessi fattori si sono ripresentati nel 2020, contribuendo a provocare l’estensione record dell’anno scorso. Alla fine di dicembre il buco si è chiuso “dopo una stagione eccezionale a causa delle condizioni meteorologiche naturali e della continua presenza di sostanze che riducono lo strato di ozono nell’atmosfera”.
Applicare il protocollo di Montreal
“Le ultime due stagioni del buco dell’ozono antartico dimostrano la sua variabilità di anno in anno e migliorano la nostra comprensione dei fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità”, ha spiegato Oksana Tarasova, capo della divisione di ricerca sull’ambiente atmosferico del Wmo, in un comunicato. Per questo, Tarasova auspica un’azione internazionale continua “per applicare il protocollo di Montreal”, siglato nel 1987, che vieta le emissioni di sostanze chimiche che riducono lo strato di ozono.
Dopo il Protocollo di Montreal nel 1987, la situazione ha iniziato a migliorare ma con tempi molto lunghi perché la persistenza dei gas nocivi è difficile da eliminare. Inoltre i tempi sono variabili perché una condizione climatica avversa come quella del 2020 può favorire ancora seri danni. Tuttavia, secondo gli esperti dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, l’andamento e il recupero è positivo e si prevede un potenziale ritorno dei valori normali dell’ozono nella stagione critica entro il 2060.