SANAA, 27 LUGLIO – Le agenzie dell’ONU ammoniscono: lo Yemen sembra ricadere a livelli allarmanti di insicurezza alimentare; l’intreccio tra crisi economica, scontri armati, inondazioni, locuste del deserto e la recente pandemia di COVID-19 potrebbe vanificare i progressi conseguiti nel campo della sicurezza alimentare in alcune aree del paese, in una sorta di ”tempesta perfetta”. Lo afferma l’ultima analisi del Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC), pubblicata da FAO, UNICEF e dal PAM in collaborazione con i partner.
Condotta finora in 133 distretti dello Yemen meridionale, l’analisi prevede una crescita allarmante del numero di persone esposte a elevati livelli di insicurezza alimentare acuta, vale a dire in Crisi (fase 3 dell’IPC) e in Emergenza (fase 4 dell’IPC), entro la fine dell’anno. La morsa dell’insicurezza alimentare acuta in queste aree si era allentata lo scorso anno grazie a un imponente incremento degli aiuti umanitari. I successi ottenuti, tuttavia, potrebbero essere rapidamente neutralizzati nei prossimi sei mesi, quando si prevede un aumento da 2 a 3,2 milioni del numero di persone afflitte da elevati livelli di insicurezza alimentare acuta. Se la previsione si rivelasse corretta, si passerebbe dal 25% (in febbraio-aprile) al 40% della popolazione (in luglio-dicembre) vittima di elevati livelli di insicurezza alimentare acuta, anche se si continuasse a erogare assistenza alimentare umanitaria e a soccorrere le persone bisognose.
“Diciotto mesi fa, quando versavamo in condizioni analoghe, abbiamo beneficiato di generosi finanziamenti – ha detto Lise Grande, Coordinatrice umanitaria per lo Yemen – Abbiamo usato saggiamente le risorse che ci sono state affidate, intensificando in maniera massiccia gli aiuti nei distretti in cui la popolazione era stremata dalla fame e più vulnerabile. I risultati sono stati sbalorditivi. Siamo riusciti a scongiurare una carestia. Questa volta, tuttavia, se non riceveremo subito i finanziamenti di cui abbiamo bisogno, non riusciremo a ripetere l’impresa”.
“Gli abitanti dello Yemen sono resilienti, avendo già attraversato in passato molti periodi bui. Ma le calamità e le minacce che si trovano ad affrontare in questo momento sono troppe e tutte insieme: dalla pandemia di COVID-19 alle invasioni di locuste del deserto. I piccoli agricoltori e i nuclei familiari che dipendono dall’agricoltura per il proprio sostentamento hanno bisogno, ora più che mai, del nostro sostegno” ha avvertito Hussein Gadain, Rappresentante FAO nello Yemen.
IL COVID
Anche la ong INTERSOS esprime le sue preoccupazioni per la situazione afferma che ”non c’è più tempo” e rileva che dopo 5 anni di guerra, ”lo Yemen è di nuovo sull’orlo della carestia, mentre la diffusione della pandemia di COVID-19, combinata con le altre epidemie in corso dall’inizio dell’anno – su tutte dengue, colera e chikungunya – spinge il sistema sanitario al collasso. L’allarme, lanciato dalla comunità umanitaria, si basa sull’analisi della congiuntura economica nel paese stretto in una tenaglia da guerra e virus. A causa del blocco dei porti, i beni di prima necessità scarseggiano. L’inflazione galoppa: il prezzo del paniere alimentare base è cresciuto del 30%, e la banca centrale non è in grado di immettere denaro nel mercato. Violenza, fame e malattie assediano una popolazione allo stremo, con 24 milioni di persone, su un totale di 30, bisognose di aiuti umanitari e tassi di malnutrizione tra i più alti al mondo”.
Quanto al Covid si registra l’aumento dei casi di contagio (1500 confermati con oltre 420 morti). Ma il numero limitato di test effettuati – poco più di 2 mila a fronte, per fare un paragone, degli oltre 6 milioni effettuati in Italia – lascia intravedere la realtà di una situazione molto più grave. Lo dicono i report sulla sofferenza delle strutture sanitarie in molte aree del paese, così come altri dati empirici, come l’aumento dei funerali e delle sepolture. Secondo INTERSOS la pandemia ha investito lo Yemen, e continua a crescere: il picco dei contagi non è stato ancora raggiunto.
La risposta di INTERSOS mira a rafforzare la sorveglianza della comunità, l’individuazione precoce, la segnalazione e la gestione dei casi di COVID-19 confermati come gravi e critici, migliorando la risposta globale alla pandemia. Solide misure sono state applicate da subito per garantire la sicurezza e la salute del personale e dei beneficiari, tra cui informazioni sulla prevenzione del contagio da COVID-19 e accesso a cure essenziali per i casi moderati, gravi e critici.
INTERSOS continua a supportare 20 strutture sanitarie, garantendo che il triage e la gestione dei casi COVID-19 siano garantiti. Queste strutture continuano a fornire servizi di assistenza sanitaria non COVID per prevenire i decessi determinati da altre malattie mortali, tra cui colera, difterite, dengue e malaria, per fornire cure nutrizionali a donne in gravidanza e bambini malnutriti, e per offrire servizi di salute riproduttiva – incluso il supporto per interventi chirurgici in emergenza e parto sicuro (sia normale che cesareo). La ONG gestisce anche 2 cliniche mobili ad Aden che supportano gli sfollati nelle loro abitazioni, fornendo servizi di assistenza sanitaria di base. L’obiettivo principale di tutto l’intervento è contribuire alla riduzione della mortalità e della morbilità.
INTERSOS sta attualmente supportando 6 centri comunitari: luoghi pubblici sicuri in cui donne, uomini, ragazzi e ragazze vengono coinvolti in attività sociali e ricreative, potendo al contempo accedere a servizi di protezione integrata, tra cui la gestione individuale dei casi e/o il supporto psicosociale collettivo, e ricevendo somme di denaro per bisogni urgenti di protezione e copertura dei costi di servizi legali.