TUNISI – L’Unsmil, la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia, ha chiesto nuovamente, a un anno dall’offensiva lanciata dall’autoproclamato Esercito nazionale libico per conquistare la capitale libica Tripoli, un cessate il fuoco immediato, anche alla luce della pandemia di coronavirus.
In una nota la Missione ricorda che un anno fa le forze del comandante dell’Esercito nazionale libico Khalifa Haftar hanno lanciato l’offensiva per conquistare la capitale Tripoli; ”Ciò che ne è risultato – afferma l’Onu – è stato un conflitto inutile che ha frantumato le speranze di molti libici per una transizione politica pacifica attraverso una conferenza nazionale che avrebbe potuto aprire la strada verso l’unificazione delle istituzioni a lungo divise del paese attraverso elezioni parlamentari e presidenziali….Da allora il conflitto si è trasformato in una pericolosa guerra per procura alimentata da ciniche potenze straniere che ora si è allargata geograficamente con i civili che pagano il prezzo più alto”. Secondo Unsmil, la situazione umanitaria è peggiorata a livelli mai visti in precedenza in Libia. Tra il primo aprile 2019 e il 31 marzo 2020, Usmil ha documentato almeno 685 vittime civili (356 morti e 329 feriti), mentre circa 149.000 persone a Tripoli e dintorni sono state costrette a fuggire dalle loro abitazioni e quasi 345.000 civili rimangono nelle zone di prima linea del conflitto. Altre 749.000 persone vivono invece in aree colpite dagli scontri tra l’Lna e le forze del Governo di accordo nazionale di Tripoli (Gna). Si stima che circa 893.000 persone abbiano bisogno di assistenza umanitaria.
Secondo la missione Onu le violazioni dei diritti umani sono aumentate in modo esponenziale, per Unsmil, con attacchi contro attivisti dei diritti umani, giornalisti, medici, avvocati e giudici, migranti e rifugiati. Nel corso dell’ultimo anno, l’Unsmil ha ricevuto segnalazioni crescenti di centinaia di casi di detenzione arbitraria, sparizioni forzate, torture, esecuzioni extragiudiziali da parte di gruppi armati nelle città di tutta la Libia, condotte in totale impunità.
La lunga guerra di un anno, come rileva la missione Onu, ha anche messo a dura prova un’economia già in difficoltà, e inoltre si denuncia il continuo afflusso di combattenti stranieri e sistemi avanzati di armi nel paese, precisando che tale situazione ha portato a un’intensificazione del conflitto. ”Nonostante gli impegni assunti da tutti i partecipanti alla Conferenza di Berlino, alcuni di questi paesi hanno comunque continuato a rifornire sfacciatamente l’una o l’altra parte del conflitto, in un flagrante disprezzo dell’embargo sulle armi”, riferisce la missione Onu.