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OMS: Italia partecipa a consultazione su strategia contro abuso alcolici

GINEVRA, 5 NOVEMBRE – La strategia dell’OMS contro l’abuso di alcolici non deve avere effetti penalizzanti su tutti quei Paesi che, come l’Italia, sono impegnati nel contrasto salvaguardando al contempo un corretto equilibrio alimentare, nel contesto di una dieta bilanciata e sana, come quella mediterranea. Lo ha affermato la Rappresentanza permanente italiana all’Onu di Ginevra intervenendo nella consultazione aperta agli Stati Membri e a tutte le parti interessate, sui risultati raggiunti e le sfide nell’attuazione della “Strategia globale per ridurre l’abuso di alcool” a quasi dieci anni dal suo lancio e nella prospettiva di un rinnovato impegno verso l’orizzonte 2030 e del raggiungimento dei “Sustainable Development Goals” in ambito salute.

Muovendo dal presupposto di una piena condivisione degli obiettivi della Strategia, l’Italia ha avanzato una serie di considerazioni e di proposte in relazione alla metodologia ed alle specifiche misure proposte dall’OMS.

Qui di seguito i commenti presentati dall’Italia in sede OMS:

“L’Italia ha aderito con convinzione al consenso internazionale al momento del lancio della Strategia, e resta convinta che la riduzione dell’abuso di alcol e delle sue conseguenze sociali e di salute continui a costituire oggi una priorità di politica pubblica.

Alla luce delle evidenze e dei vari flussi di dati oggi disponibili dopo 10 anni di attuazione della Strategia, gli sforzi della comunità internazionale e di tutte le parti coinvolte dovrebbero adesso essere focalizzati sulle azioni capaci di esercitare effetti dimostrabili nel contrasto all’uso improprio e all’abuso di alcol.

A questo proposito, l’Italia desidera esprimere alcune preoccupazioni e veicolare delle proposte riguardo le metodologie definite dall’OMS.

Il rapporto sottolinea la mancanza di riduzione del consumo di alcol pro capite a livello aggregato mondiale come parametro principale per giudicare gli effetti della Strategia fino ad oggi, e come base per sollecitare ulteriori sforzi verso l’orizzonte del 2030: tuttavia, un tale riferimento generico al consumo su scala globale rischia di oscurare i risultati ottenuti in specifiche regioni e Paesi del mondo -a partire dall’Europa, Italia inclusa- che hanno intrapreso sforzi seri ed efficaci per contrastare l’abuso di alcol nell’ultimo decennio, con particolare riguardo al consumo da parte dei minori ed al consumo eccessivo episodico, affrontando al contempo la mortalità e le malattie correlate all’abuso di alcol.

Gli obiettivi proposti (riduzione del numero totale di bevitori attivi / riduzione del consumo di alcol pro capite) non sembra tenere in considerazione la fondamentale distinzione tra bevitori moderati e soggetti che abusano di alcol. Questa distinzione rifletterebbe le evidenze scientifiche disponibili secondo le quali, mentre l’abuso di alcol produce serie conseguenze sulla salute umana, un consumo moderato non comporta rischi particolari, e può anche produrre effetti positivi.

Tutti gli sforzi delle autorità pubbliche dovrebbero essere pertanto dirette nei confronti dell’abuso di alcol secondo un approccio mirato, fondato sull’evidenza scientifica e modulato secondo settori specifici della popolazione (in particolare minori e gruppi vulnerabili) e tenendo pienamente in considerazione i diversi contesti nazionali, le tradizioni culturali e i trend di consumo, in particolar modo laddove il consumo di bevande alcoliche sia analizzato in relazione a soggetti adulti, nel contesto di regimi alimentari bilanciati, sani e sostenibili, in associazione ad uno stile di vita normale ed attivo.

In tutto il documento, si sostiene l’adozione di tre c.d. “best buys ” quali strumenti per ridurre il consumo di alcol (indipendentemente da considerazioni relative a qualità, contesto, età, condizioni di salute dei bevitori, ecc.): limitare la disponibilità di alcol, ridurre la commercializzazione di bevande alcoliche, aumentare i prezzi.

L’approccio del documento nei confronti del settore privato in generale appare molto critico, laddove afferma, tra l’altro:

“Una maggiore consapevolezza delle determinanti commerciali della salute offre un’ulteriore opportunità per rafforzare lo sviluppo e l’attuazione di misure di controllo dell’alcol, contrastando efficacemente l’interferenza del settore produttivo nello sviluppo delle politiche sull’alcol. Una crescente attenzione alle azioni dell’industria del tabacco, delle industrie alimentari di prodotti non sani, e dei produttori di bevande alcoliche, è indicativo di una più elevata presa di coscienza delle dinamiche commercialicontrarie alla salute, e del ruolo rilevante dei conflitti di interesse nell’erigere barriere all’adozione e all’efficace attuazione di misure di politica pubblica”

L’Italia ritiene che, nel salvaguardare le politiche della salute da ogni indebita interferenza da parte dei gruppi di interesse, il coinvolgimento dei produttori di bevande alcoliche in un dialogo costruttivo dovrebbe essere perseguito proprio come mezzo per contribuire al consumo responsabile e alla lotta contro l’abuso di alcol.

La proliferazione di prodotti di bassa qualità e persino la produzione illegale di alcolici dovrebbe invece costituire il principale motivo di preoccupazione collettiva e necessiterebbe di una decisa azione di contrasto.

In questi anni, l’Italia ha raggiunto risultati incoraggianti nel limitare il consumo medio pro capite attraverso una serie di azioni incentrate sulla prevenzione e la promozione della salute, tenendo conto del suo contesto nazionale e culturale, e fornendo strumenti ai cittadini affinché assumano stili di vita e scelte di consumo responsabili.

In vista dell’orizzonte 2030, lo scambio di buone prassi tra gli Stati Membri dovrebbe pertanto essere ampliato e incoraggiato (ad esempio attraverso National Counterpart Network) al fine di arricchire la portata delle possibili opzioni di politica pubblica.

Pur mantenendo fermo l’obiettivo di affrontare gli effetti sulla salute e sociali dell’abuso di alcol, in linea con gli OSS, tutte le azioni proposte nell’ambito della strategia globale dovrebbero essere riformulate come un “menu” da cui ciascuno Stato membro potrebbe selezionare quelle ritenute più coerenti con le sue politiche nazionali, senza concentrarsi solo sui “best buys” esistenti, che si sono dimostrati riduttivi e inadeguati in contesti specifici, non tenendo conto della varietà dei contesti nazionali e regionali.

L’attenzione dovrebbe pertanto spostarsi verso il coinvolgimento di tutte quelle aree di competenza (con i Ministeri della Salute in prima linea) che possono contribuire a rilanciare azioni preventive specifichenelle rispettive filiere, e ad alimentare i piani di prevenzione nazionali in modo coerente con gli obiettivi di salute pubblica”. (@OnuItalia)

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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