GINEVRA, 18 SETTEMBRE – Un doppio riconoscimento arriva dall’Onu a Ginevra per l’Italia impegnata a soccorso di chi fugge dalle guerre. I corridoi umanitari, voluti e realizzati dalla società civile in collaborazione con il governo italiano, sono il vincitore regionale per l’Europa dell’edizione 2019 del Premio Nansen per i Rifugiati dell’UNHCR. Mentre per l’Asia il premio e’ andato a Alberto Cairo, leggendario fisioterapista che in Afghanistan gestisce sette centri ortopedici per conto del Comitato internazionale della Croce Rossa ed è stato oggetto di un profilo da parte del New York Times: “Un fisioterapista a Kabul, che fornisce più che esercizi”.
Promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, Cei-Caritas Italiana, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e Tavola Valdese, “i corridoi umanitari sono stati premiati per aver assicurato a migliaia di rifugiati e persone con esigenze specifiche un canale sicuro per ricevere protezione e la possibilità di ricostruirsi un futuro migliore in Italia”, spiega una nota di UNHCR. “I corridoi umanitari rappresentano una via sicura per le persone costrette a fuggire da guerre e persecuzioni, una delle poche alternative ai pericolosi viaggi in mare,” ha dichiarato Roland Schilling, Rappresentante Regionale Unhcr per il Sud Europa.
Da febbraio 2016 a oggi sono arrivati oltre 2.000 rifugiati e persone vulnerabili in Italia in base a quattro accordi distinti, firmati dalle quattro realtà religiose insieme al Ministero dell’Interno e al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il Nansen e’ un riconoscimento prestigioso: c’e’ chi lo chiama “il Nobel per i rifugiati”. Alberto Cairo, il fisioterapista italiano premiato per l’area regionale dell’Asia, ha iniziato la sua carriera come operatore umanitario nel sud del Sudan. Arrivato a Kabul nel 1989, ci e’ rimasto oltre il suo previsto turno di un anno. Originariamente aveva studiato legge, per diventare avvocato, ma non aveva mai esercitato la professione. Aveva deciso invece di seguire corsi di fisioterapia, facendo pratica in sedia a rotelle per capire meglio i bisogni dei suoi pazienti, poi e’ entrato alla Croce Rossa.
A Kabul il dottor Cairo è famosa per aver trasformato il centro ortopedico in una struttura autosufficiente, dove la maggior parte delle protesi, sedie a rotelle e altri dispositivi sono realizzati con materiali locali nelle officine del centro. In questo modo non solo costano una frazione dell’equivalente di produzione straniera, ha riferito il New York Times: sono anche di alta qualità, e la loro lavorazione impiega le stesse persone disabili. (@OnuItalia)