VIENNA, 21 MAGGIO – A margine dei lavori della ventottesima sessione della Commissione per la Prevenzione del Crimine e la Giustizia Penale (CCPCJ) delle Nazioni Unite, di fronte a un folto pubblico composto da funzionari Onu, rappresentanti dei governi di tutto il mondo e studenti di liceo, sono state rappresentate le storie di alcuni collaboratori di giustizia e di testimoni di giustizia: Gaetano Saffioti, Lea Garofalo, Maria Stefanelli e Tamara Ianni.
Il progetto ”Il Palcoscenico della legalità” costituisce un esempio virtuoso di collaborazione tra le forze della società civile e le istituzioni, con l’obiettivo condiviso di diffondere i valori della legalità, creando così le condizioni per una lotta più efficace al crimine organizzato.
L’incontro è stato aperto dagli interventi dell’Ambasciatore Maria Assunta Accili, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna, da John Brandolino, Direttore dei Trattati dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulla Droga e il Crimine e da Cesare Sirignano, Sostituto Procuratore presso la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, il quale ha illustrato il quadro normativo e l’esperienza italiana in materia.
Le storie che costituiscono l’ossatura dello spettacolo sono quattro storie che hanno per protagonisti testimoni e collaboratori di giustizia che per Accili sono due categorie che vanno tenuto ben distinte. ”I testimoni -ha spiegato– sono spesso vittime di reati, mentre i collaboratori vengono da una storia di associazione alle organizzazioni criminali. Tuttavia hanno qualcosa in comune: hanno avuto il coraggio di insorgere contro il crimine organizzato e hanno deciso di stare dalla parte dello Stato e della Giustizia’’.
Proprio per questo ha aggiunto Accili, la Convenzione Onu contro il crimine organizzato transnazionale fornisce una base per il riconoscimento transnazionale dello status di testimone nei procedimenti giudiziari, includendo i collaboratori di giustizia. L’ambasciatore ha citato Tommaso Buscetta ”uno dei primi e più importanti mafiosi che decisero di collaborare con lo stato negli anni 80”, e non ha dimenticato di citare anche il giudice Giovanni Falcone, secondo il quale ”prima di Buscetta, si aveva solo una conoscenza superficiale del fenomeno mafioso… dopo Buscetta abbiamo potuto ‘guardare dentro’ perché ci dato le chiavi interpretative, ci ha fatto conoscere modi, linguaggi, codici di comportamento…”.
In chiusura, ha portato la propria toccante testimonianza Gaetano Saffioti, imprenditore edile calabrese che per anni ha subito le violenze della ‘ndrangheta, fino a quando ha deciso di denunciare per riconquistare la propria libertà, diventando testimone di giustizia.
(@novellatop, 22 maggio 2019)