GINEVRA, 5 APRILE – L’accesso alle cure mediche e la copertura sanitaria per tutti sono le precondizioni che l’Organizzazione mondiale della Sanità indica ancora una volta anche in occasione della prossima Giornata Mondiale della Salute che si celebra domenica, voluta con l’obiettivo di fare in modo che tutti possano ricevere le cure di cui hanno bisogno, nessuno escluso.
Le disuguaglianze nella salute sono, infatti, numerose sia tra paesi diversi sia all’interno di uno stesso paese. La salute è un diritto universale e la copertura sanitaria universale è l’obiettivo numero uno dell’Oms che con la #HealthForAll vuole ricordare ai leader mondiali che tutti dovrebbero essere in grado di accedere all’assistenza di cui hanno bisogno, dove e quando ne hanno bisogno, realtà che si verifica solo per un essere umano su due.
In occasione della Giornata Mondiale, l’Oms ha pubblicato un rapporto nel quale si esaminano temi come la salute uomo/donna, lo scarto di aspettativa di vita tra paesi poveri e paesi ricchi e tra uomo e donna, il tasso mondiale di mortalità, le malattie epidemiche in via di remissione e quelle ancora in atto. Il tutto avendo in animo il raggiungimento entro il 2030 del suo più importante obiettivo: l’accesso universale alle cure, in linea con i Sustainable Development Goals (2015), poichè milioni di persone ancora oggi non hanno accesso alle cure sanitarie. Altre ancora sono costrette a scegliere tra la salute e altre spese quotidiane come il cibo, una casa, il vestiario.
il direttore generale dell’organizzazione dell’Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, presentando il rapporto, che per la prima volta quest’anno ha posto un forte accenno sulle differenze uomo-donna, ha dichiarato che ”uno degli obiettivi dell’Oms è che almeno un miliardo di persone entro il 2023 beneficino della copertura sanitaria universale… e ciò significa migliorare l’accesso ai servizi, in particolare quelli comunitari, controllare che siano accessibili, abbordabili ed efficaci per tutti”, qualunque sia il sesso, la religione, l’etnia.
Da segnalare il dato positivo dell’aumento dell’aspettativa di vita alla nascita che tra il 2000 e il 2016 è aumentata nel mondo di 5,5 anni, passando da 66.5 a 72 anni. Ma tale aspettativa, è detto ancora nel rapporto, è soggetta a numerosi fattori: ad esempio nei paesi a basso reddito l’aspettativa di vita è inferiore di oltre 18 anni rispetto ai paesi ad alto reddito e un bambino su 14 nato in un paese povero potrebbe morire entro i cinque anni.
(@novellatop, 5 aprile 2019)