(di Marco Bassano)
NEW YORK, 20 APRILE – Un’iniziativa per saperne di piu’ sul cambiamento climatico e il percorso che ha portato allo storico accordo di Parigi, in attesa della cerimonia per la firma del documento di venerdi’ 22 aprile. “Climate Change for Sustainable and Green Development”, questo e’ il nome della conferenza, organizzata dalla Missione Italiana al Palazzo di Vetro in collaborazione con UNITAR, l’istituto di istruzione e ricerca delle Nazioni Unite. Ad assistere, numerosi delegati degli Stati Membri (soprattutto appartenenti ai SIDS), ma anche esponenti della societa’ civile.
Da Kyoto a Parigi – Dopo una nota introduttiva di Valeria Biagiotti, consigliere presso la Rappresentanza Permanente, e Marco Suazo, responsabile dell’ufficio UNITAR a New York, la parola e’ andata Narinder Kakar, veterano di UNDP e Professore Aggiunto presso la Pace University School of Law.
Kakar ha parlato del processo che ha portato dal primo storico Earth Summit (Rio de Janeiro, 1992) all’ accordo di Parigi dello scorso Dicembre, fornendo una dettagliata “roadmap” degli eventi svoltisi negli ultimi 20 anni nel contesto di UNFCCC, la piattaforma delle Nazioni Unite dedicata al tema del cambiamento climatico.
Commentando alcuni aspetti dell’intesa, il professor Kakar ha sostenuto che, che, nonostante alcuni scienziati siano scettici sull’efficacia del documento, l’accordo costituisce una “rivoluzione nella governance del cambiamento climatico” ed un valido strumento per gli anni a venire, flessibile ed ambizioso. Tra gli elementi piu’ importanti secondo il professor Kakar, l’impegno degli Stati Membri nel contenere l’innalzamento delle temperature al di sotto dei 2 gradi centigradi, con la menzione del piu’ ambizioso obiettivo degli 1.5 gradi.
Gli aspetti legali dell’accordo e la strada verso l’entrata in vigore – E se molti sono a conoscenza della strada che ha portato all’accordo della COP21, I risvolti legali del documento ed i passi che gli Stati Membri dovranno intraprendere per la sua entrata in vigore sono probabilmente un argomento oscuro ai non addetti ai lavori.
A far luce sull’argomento e’ stato Santiago Villalpando, responsabile della sezione Trattati Internazionali dell’”Office for Legal Affairs” delle Nazioni Unite. Villalpando, che possiede una lunga esperienza in materia di trattati internazionali ed ha seguito il negoziato fin dall’inizio, ha spiegato come il documento sia estremamente complesso da un punto di vista legale, e di come sia possibile capire pienamente il suo significato solamente se si considera il contesto in cui e’ nato e le modalita’ con cui le trattative si sono svolte. Sottolineando come il Protocollo di Kyoto mancasse di flessibilita’, Villalpando ha valutato positivamente il nuovo documento: legalmente parlando, agli Stati Membri che ne fanno parte viene lasciata la liberta’ di decidere come e quanto ridurre le proprie emissioni di CO2 tramite le cosiddette Nationally Determined Contributions, con la promessa di rivalutare questi piani nazionali ogni 5 anni, rendendoli progressivamente piu’ ambiziosi.
Infine, una nota per quanto riguarda l’entrata in vigore: affinche’ l’accordo di Parigi diventi un trattato internazionale legalmente vincolante (data prevista il 2020), almeno 55 Stati Membri dovranno ratificarlo nei rispettivi parlamenti, con la clausola che questi siano responsabili cumulativamente di almeno il 55% delle emissioni mondiali di CO2