24 GIUGNO, ROMA – Le mutilazioni genitali femminili (MGF) e i matrimoni precoci e forzati rappresentano due gravi violazioni dei diritti umani ancora troppo diffuse a livello globale e, in maniera sommersa, anche in Italia, un paese peraltro in prima linea anche all’ONU nel contrasto a entrambe le pratiche di cui restano vittime ragazze e bambine.
Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono pratiche che comportano l’asportazione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili per ragioni non mediche, spesso giustificate da motivazioni culturali o religiose. Oltre a rappresentare una grave violazione dei diritti umani, le MGF comportano rischi enormi per la salute fisica e mentale delle vittime. I matrimoni precoci e forzati invece, sono unioni in cui almeno uno dei due coniugi (spesso una ragazza minorenne) non ha espresso un consenso libero e pienamente informato. Queste pratiche ostacolano l’accesso all’istruzione, alla salute e all’autodeterminazione, condannando milioni di ragazze ad una vita di privazioni e dipendenza.
I dati in Italia e nel mondo
Secondo le stime più aggiornate (Università Milano-Bicocca, 2019), sono circa 87.600 le donne con MGF presenti in Italia, in particolare provenienti da comunità migranti nigeriane ed egiziane. Si registrano inoltre 107 reati di matrimonio forzato dall’entrata in vigore dell’articolo 558-bis del Codice Rosso, con vittime principalmente di origine pakistana e bengalese.
I numeri a livello globale sono ancora più drammatici: oltre 230 milioni di donne e ragazze hanno subito MGF, mentre 650 milioni si sono sposate prima dei 18 anni. Sebbene questi due fenomeni vengano spesso trattati separatamente, posso essere considerate conseguenze delle stesse dinamiche culturali e sociali: disuguaglianze di genere, controllo patriarcale sui corpi femminili, negazione dell’autodeterminazione e dei diritti fondamentali.

Il progetto SAFE
Per affrontare in modo sistemico questi temi nasce SAFE – Support and Aid for Female Genital Mutilation and Early and Forced Marriage, progetto europeo co-finanziato dal programma CERV (Cittadinanza, Uguaglianza, Diritti e Valori) della Commissione europea. SAFE è implementato da sei partner in altrettanti Paesi: ActionAid (Italia), Terre des Femmes (Germania), AkiDwa (Irlanda), Save a Girl Save a Generation (Spagna), Equipop (Francia) e il Network End FGM EU (Belgio). Il progetto propone di prevenire e contrastare MGF e matrimoni forzati e precoci attraverso tecniche di advocacy, empowerment comunitario, formazione e sensibilizzazione territoriale.
SAFE intende rafforzare la rete tra attori locali, coinvolgendo scuole, centri giovanili, centri antiviolenza, servizi socio-sanitari, comunità religiose e istituzioni. Saranno inoltre avviati percorsi informativi per rifugiati e richiedenti asilo, così come formazioni mirate per figure di riferimento nelle comunità più colpite, al fine di diffondere una cultura della prevenzione e dell’ascolto. Il progetto SAFE si concluderà a settembre 2027. Attraverso la cooperazione europea, l’iniziativa mira a costruire un cambiamento duraturo, capace di smascherare e prevenire due delle forme più nascoste e devastanti di violenza di genere anche sul suolo europeo.
Il lavoro di ActionAid
In Italia, il progetto è coordinato da ActionAid, da anni impegnata nella prevenzione di queste forme di violenza, in particolare con il coinvolgimento delle Community Expert, donne e uomini appartenenti alle comunità più esposte, che svolgono il ruolo cruciale di ponte tra le persone a rischio, i servizi territoriali e le istituzioni. Il lavoro è già attivo in diverse città, quali Milano e Roma, dove si concentra una parte significativa della popolazione migrante e di situazioni potenzialmente a richio.
ActionAid promuove modelli d’intervento basati sulla catena di collaborazione tra comunità e istituzioni, già sperimentata a livello locale, con l’obiettivo di replicarla e adattarla su scala nazionale ed europea. L’organizzazione è anche parte attiva del network End FGM EU, una coalizione di oltre 39 realtà impegnate in tutta Europa per l’eliminazione delle MGF.
“Mi ha insegnato che alcune delle forme più gravi di violenza non lasciano cicatrici visibili, ma lasciano il silenzio. Ed è proprio contro quel silenzio che ho deciso di dedicare il mio lavoro…”, racconta Riham, Community Expert per ActionAid e Youth Ambassador per il network europeo End FGM EU, in un passaggio del comunicato ufficiale diffuso da ActionAid. La sua testimonianza, intensa e personale, racconta della violenza subita dalla cugina: la scena vissuta quel giorno è rimasta scolpita nella memoria di Riham, influenzando profondamente la sua sensibilità e il suo impegno futuro.
Reti Europee e leadership femminile
Tra le protagoniste di questo impegno c’è anche Stella Okungbowa, Community Expert e Senior Ambassador del Network End FGM EU. “Essere nominata Senior Ambassador è per me una grande opportunità. Lavoro da anni in Italia su questi temi e questo nuovo ruolo mi permetterà di crescere ancora, portando nel nostro Paese le competenze e le esperienze che acquisirò a livello europeo. È anche un’occasione preziosa per collaborare con altre attiviste provenienti da diversi Paesi: solo unendo le forze possiamo davvero fare la differenza e raggiungere gli obiettivi ambiziosi che ci siamo posti nella lotta contro le mutilazioni genitali femminili”. (@OnuItalia)
