ROMA, 5 GIUGNO – Nel 2025 l’Italia celebra i 70 anni dalla sua ammissione alle Nazioni Unite, avvenuta il 14 dicembre 1955, segnando l’inizio di una lunga e solida tradizione di impegno nel multilateralismo e nella diplomazia internazionale. Per commemorare questa ricorrenza, la Farnesina ha reso disponibile online un nuovo volume della collana “Documenti sulla Politica Internazionale dell’Italia”, dedicato al biennio del primo mandato italiano nel Consiglio di Sicurezza ONU (1959–1960), svoltosi in un contesto globale in rapida trasformazione, segnato dall’inizio della decolonizzazione in Africa sub-sahariana, dall’ascesa diplomatica dei nuovi Stati indipendenti e dall’espansione dell’influenza del blocco orientale.
L’ingresso dell’Italia nell’Organizzazione delle Nazioni Unite rappresentò un momento decisivo nella ricostruzione dell’identità internazionale del Paese nel secondo dopoguerra. Da allora, Roma ha assunto un ruolo determinante nei principali organi dell’ONU: sette mandati in Consiglio di Sicurezza, undici in ECOSOC, numerose campagne su temi come la moratoria universale della pena di morte, la protezione dei diritti delle donne e delle bambine e la riforma del Consiglio di Sicurezza.
La pubblicazione si inserisce nel ciclo di iniziative per il 70° anniversario dell’ingresso dell’Italia all’ONU (1955–2025), offrendo una lettura documentata e critica delle origini del nostro impegno multilaterale. Una testimonianza storica preziosa che mostra come, fin dai primi passi, l’Italia abbia scelto di investire nel multilateralismo, nella pace e nella cooperazione internazionale. L’ammissione all’ONU nel 1955 pose termine alla lunga attesa a cui l’Italia era stata costretta dalla convocazione della Conferenza di San Francisco nell’aprile del 1945, moderata dall’ammissione a organizzazioni specializzate, come l’UNESCO e la FAO, e a programmi dell’ONU come il Programma Ampliato di Assistenza Tecnica.
Dalla prima partecipazione ai lavori dell’organizzazione, nel 1956, il Rappresentante
permanente Ambasciatore Leonardo Vitetti si trovò ad affrontare due gravi crisi: la
nazionalizzazione della Compagnia del Canale da parte del Presidente egiziano Gamal
Abd al-Nasser, da cui derivò la crisi di Suez, e l’invasione dell’Ungheria da parte
del Patto di Varsavia. Pur condannando l’azione militare anglo-franco-israeliana nel
Sinai, l’Italia fu attenta a non porsi in contrasto con i Governi di Londra e Parigi, anche
se votò a favore della risoluzione proposta dagli Stati Uniti per il cessate il fuoco
nel Canale, aderendo anche al progetto canadese di assegnare al Segretario Generale
dell’ONU il mandato di costituire la United Nations Emergency Force, la prima missione
di mantenimento della pace dell’organizzazione.
L’ammissione all’ONU nel 1955 pose 70 anni fa termine alla lunga attesa a cui l’Italia era stata costretta dalla convocazione della Conferenza di San Francisco nell’aprile del
1945, moderata dall’ammissione a organizzazioni specializzate, come l’UNESCO e la
FAO, e a programmi dell’ONU come il Programma Ampliato di Assistenza Tecnica.
Dalla prima partecipazione ai lavori dell’organizzazione, nel 1956, il Rappresentante
permanente Ambasciatore Leonardo Vitetti, che aveva raccolto il testimone da Alberto Casardi, si trovò ad affrontare due gravi crisi: la nazionalizzazione della Compagnia del Canale da parte del Presidente egiziano Gamal Abd al-Nasser, da cui derivò la crisi di Suez, e l’invasione dell’Ungheria da parte del Patto di Varsavia. Pur condannando l’azione militare anglo-franco-israeliana nel Sinai, l’Italia fu attenta a non porsi in contrasto con i Governi di Londra e Parigi, anche se votò a favore della risoluzione proposta dagli Stati Uniti per il cessate il fuoco nel Canale, aderendo anche al progetto canadese di assegnare al Segretario Generale dell’ONU il mandato di costituire la United Nations Emergency Force, la prima missione di mantenimento della pace dell’organizzazione.
Il volume raccoglie gli snodi diplomatici attraverso una ricca selezione di documenti originali – verbali riservati, istruzioni della Farnesina, relazioni da New York – che illustrano la strategia di posizionamento dell’Italia nel nuovo contesto globale pilotata dall’allora ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, Guido Luca Ferrero, che rappresentò l’Italia in un momento particolarmente delicato della Guerra Fredda, durante il quale il ruolo dell’ONU si stava ridefinendo come foro centrale del confronto politico internazionale. L’Italia, entrata a far parte delle Nazioni Unite solo pochi anni prima, ottenne il seggio non permanente, segnando un’importante tappa della sua politica estera multilaterale e fu un successo per il Governo guidato da Amintore Fanfani, che tuttavia già il 15 febbraio 1959 venne sostituito dal secondo Governo Segni, in cui Giuseppe Pella era Ministro degli Esteri. L’elezione era stata portata al successo attraverso una lunga preparazione diplomatica, ed era stata facilitata dalla disponibilità dei Paesi Bassi – interessante precedente rispetto al voto per il mandato a biennio diviso tra Italia e Olanda nel 2017-2018, in modo del tutto inedito nella storia del Consiglio – a rinviare al mandato successivo la propria candidatura, accettando di derogare al “gentlemen’s agreement” del 1945 che assegnava per l’Europa un seggio al Benelux e un seggio ai “nordici”.
Lo spostamento della Spagna sul Consiglio Economico e Sociale aveva favorito il
successo, in particolare togliendo d’imbarazzo i Paesi latino-americani. Negli stessi mesi
l’Italia otteneva la nomina di Vittorino Veronese a Direttore generale dell’UNESCO. Un momento particolarmente rilevante fu la crisi del Congo, che portò alla prima missione di mantenimento della pace dotata di significative capacità militari: la United Nations Operation in the Congo (ONUC). L’Italia contribuì con due importanti contingenti, uno di aviazione e uno ospedaliero, rafforzando il proprio ruolo nella diplomazia internazionale e nell’operatività delle Nazioni Unite.
Emergono dalle fonti raccolte nel volume l’intento dell’Italia di distinguersi fin da allora come ponte tra Est e Ovest, la volontà di rafforzare la dimensione multilaterale dell’azione diplomatica, e la ricerca di un ruolo attivo nella gestione delle crisi senza allinearsi rigidamente ai blocchi contrapposti.
In particolare, il volume evidenzia il contributo italiano nei dibattiti sulla questione algerina, l’amministrazione fiduciaria in Camerun e la situazione in Medio Oriente, testimoniando una prassi diplomatica fondata su moderazione, ascolto e mediazione. L’Italia si distinse allora per la costante attenzione al rispetto del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, mantenendo un dialogo aperto tanto con i Paesi occidentali quanto con i membri del movimento dei non allineati. Questo approccio fu riconosciuto positivamente da diversi partner internazionali ed ha gettato le basi per la credibilità che l’Italia ha continuato a costruire nel sistema delle Nazioni Unite fino ad oggi.
Un aspetto interessante riguarda la cura con cui l’Italia ha definito il proprio stile diplomatico all’interno del Consiglio di Sicurezza. Conscia di essere una potenza di media statura ma con solide ambizioni internazionali, l’Italia punto’ a distinguersi per equilibrio, competenza e sobrietà dei toni, evitando contrapposizioni ideologiche e cercando di proporsi come interlocutore credibile per tutte le parti. Questa impostazione si riflette anche nella scelta dei temi da sostenere: grande attenzione fu riservata al rispetto del diritto internazionale e al ruolo dell’ONU come sede primaria per la gestione pacifica delle crisi. Si trattò, in molti casi, di una diplomazia silenziosa ma incisiva, che contribuì a costruire nel tempo l’immagine dell’Italia come promotrice convinta del multilateralismo.
La pubblicazione, consultabile liberamente online, non solo ricostruisce l’azione diplomatica italiana in un momento cruciale, ma testimonia anche la volontà storica del nostro Paese di farsi promotore di pace, cooperazione e legalità internazionale. Settant’anni dopo il suo ingresso all’ONU, l’Italia continua a essere un partner affidabile, il settimo contributore al bilancio regolare dell’Organizzazione, e un riferimento nel promuovere il dialogo tra Nord e Sud del mondo. Un anniversario che invita a guardare al passato per rafforzare l’impegno nel presente.
Il volume “L’Italia all’ONU nel primo mandato in Consiglio di Sicurezza (1959–1960)” è disponibile sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. (@OnuItalia)