ROMA, 18 OTTOBRE – Greenpeace ha lanciato un forte appello per contrastare un’ emergenza nel Pantanal brasiliano, la più grande zona umida tropicale del mondo, dove gli incendi hanno già devastato più di 1,9 milioni di ettari, un’area equivalente a oltre 180 volte la dimensione di Parigi. Anche quest’anno i vigili del fuoco hanno combattuto contro le fiamme che hanno distrutto la biodiversità, uccidendo in maniera terribile migliaia di animali.
Il Pantanal è la casa di giaguari, formichieri giganti, lontre di fiume e tantissime altre specie animali che per via degli incendi stanno perdendo il loro habitat naturale, o peggio, morendo bruciati dalle fiamme.
Da anni l’Europa è complice nell’importazione di prodotti e materie prime legate alle deforestazione. Non solo la carne, ma anche la soia (le cui piantagioni stanno devastando il Sud America) destinata all’alimentazione di bestiame spesso rinchiuso negli allevamenti intensivi. L’agricoltura industriale, da sola, è responsabile di quasi l’88% della deforestazione globale. L’uso illegale del fuoco per creare o ampliare piantagioni e pascoli, sta mettendo nuovamente a rischio preziosi ecosistemi in Brasile.
Nel 2020 si stima che siano morti 17 milioni di animali, ed è facile immaginare quanti animali siano morti nel 2024, anno in cui il numero di incendi finora registrato è il più alto dal 2020, che è stato l’anno peggiore in termini di incendi nel Pantanal, quando circa il 30% del territorio è stato consumato dalle fiamme.
I roghi vengono appiccati per espandere o creare nuove piantagioni destinate alla produzione di mangimi o per fare spazio a pascoli di bovini, e sono aggravati dai cambiamenti climatici. Ma anche chi finanzia l’agrobusiness distruttivo è responsabile. Dal 2013, in Brasile sono stati concessi più di 201 miliardi di dollari in crediti ai settori dell’allevamento di bestiame e della soia.
Nonostante non ci sia più tempo da perdere la Commissione Europea ha recentemente annunciato il rinvio di 1 anno per l’entrata in vigore dell’EUDR, il regolamento per smettere di importare nell’UE prodotti e materie prime legate alla deforestazione, che era stato approvato nel 2023 e doveva entrare in vigore alla fine di quest’anno ma ora la nuova data di applicazione è spostata di 12 mesi…
Greenpeace conclude affermando ”tutto questo va fermato: mobilitiamoci insieme per lottare contro la deforestazione spingendo i leader politici, ma anche banche e assicurazioni, a impegnarsi davvero per la protezione di tutti gli ecosistemi naturali, come foreste, savane o zone umide”.