ROMA, 6 MARZO – Secondo i dati raccolti dal Progetto Migranti Scomparsi dell’OIM, nel 2023 almeno 8.565 persone sono morte sulle rotte migratorie di tutto il mondo, facendolo diventare così l’anno più letale mai registrato. Il bilancio del 2023 rappresenta un tragico aumento del 20% rispetto al 2022, evidenziando l’urgente necessità di agire per prevenire ulteriori perdite di vite umane.
”Nel celebrare i dieci anni del Progetto Migranti Scomparsi, ricordiamo innanzitutto tutte queste vite perse. Ognuna di esse è una terribile tragedia umana che si ripercuote sulle famiglie e sulle comunità per gli anni a venire”, ha dichiarato il vicedirettore generale dell’OIM Ugochi Daniels. ”Queste cifre terribili raccolte dal Progetto Migranti Scomparsi ci ricordano anche che dobbiamo impegnarci in un’azione più incisiva che possa garantire una migrazione sicura per tutti, in modo che tra 10 anni le persone non debbano rischiare la propria vita in cerca di una migliore”.
Il totale dell’anno scorso supera il numero di morti e dispersi a livello globale del precedente anno record, il 2016, quando 8.084 persone sono morte migrando. Poiché i percorsi migratori sicuri e regolari rimangono limitati, ogni anno centinaia di migliaia di persone tentano di migrare attraverso rotte irregolari in condizioni di scarsa sicurezza. Poco più della metà dei decessi sono a causa dell’annegamento, il nove per cento da incidenti stradali e il sette per cento da violenze.
La traversata del Mediterraneo continua a essere la rotta più letale per i migranti, con almeno 3.129 morti e dispersi. Si tratta del più alto numero di morti registrato nel Mediterraneo dal 2017. A livello regionale, un numero senza precedenti di morti di migranti è stato registrato in Africa (1.866) e in Asia (2.138). In Africa, la maggior parte di questi decessi si è verificata nel deserto del Sahara e sulla rotta marittima verso le Isole Canarie. In Asia, l’anno scorso sono state registrate centinaia di morti tra i rifugiati afghani e rohingya in fuga dai loro Paesi d’origine.
Nel 2024, a dieci anni dalla creazione del Missing Migrants Project – unico database ad accesso aperto sulle morti e le sparizioni di migranti – il progetto ha documentato più di 63.000 casi in tutto il mondo. La cifra reale, tuttavia, si stima sia molto più alta a causa delle difficoltà nella raccolta dei dati, in particolare in luoghi remoti come il Parco nazionale del Darien a Panama e sulle rotte marittime, dove l’OIM registra regolarmente segnalazioni di naufragi invisibili in cui le imbarcazioni scompaiono senza lasciare traccia.
Istituito nel 2014 a seguito di due devastanti naufragi al largo delle coste di Lampedusa, in Italia, il progetto Missing Migrants è riconosciuto come l’unico indicatore che misura il livello di ‘sicurezza’ della migrazione negli Obiettivi di sviluppo sostenibile e nel Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
Un rapporto di prossima pubblicazione fornisce un’analisi dettagliata dei dati sui migranti scomparsi a partire dal 2023, nonché fatti e cifre chiave sulle morti e le sparizioni di migranti negli ultimi dieci anni. L’OIM, insieme a molte altre organizzazioni e in qualità di coordinatore della Rete ONU sulle migrazioni, invita i governi e la comunità internazionale a continuare a lavorare insieme per prevenire ulteriori perdite di vite umane e sostenere la dignità e i diritti di tutti gli individui.