GINEVRA, 19 FEBBRAIO – Le Nazioni Unite si sono dette “indignate” dalla notizia che il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è morto in prigione ed hanno esortato le autorità russe a garantire che venga condotta un’indagine “credibile” sul suo decesso.
“Se qualcuno muore sotto la custodia dello Stato, si presuppone che lo Stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’indagine imparziale, approfondita e trasparente condotta da un organismo indipendente”, ha affermato la portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Liz Throssel in una dichiarazione resa nota a Ginevra.
L’anno scorso l’Onu aveva invitato il governo russo a fornire a Navalny cure mediche urgenti e complete alla luce del grave deterioramento delle sue condizioni di salute. ”Sono angosciata dal deterioramento delle condizioni di salute del signor Navalny e dall’apparente mancanza di diagnosi e cure mediche soddisfacenti”, aveva dichiarato Alice Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti.
L’esperta di tortura delle Nazioni Unite ha affermato che il presunto isolamento di Navalny in 11 diverse occasioni, per un totale di 114 giorni di isolamento in condizioni difficili in un periodo di sette mesi, era già apparso sproporzionato e, se confermato, costituirebbe una forma di tortura.
Nell’agosto dello scorso anno la pena detentiva di Navalny è stata aumentata a 19 anni. La colpa quella di aver fondato una ‘organizzazione estremista’. All’epoca Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, aveva criticato la sentenza affermando che si basava su accuse vaghe e troppo ampie di ‘estremismo’.