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WFP al G7: mantenere impegni contro la fame, conflitti tra le cause dell’insicurezza alimentare

ROMA, 18 MAGGIO – Il forte impegno del G7 per la sicurezza alimentare globale nel 2022 deve essere mantenuto anche nel 2023, con le nuove crisi in Sudan, Haiti e Sahel che spingono sempre più persone alla fame: lo ha detto l’agenzia ONU World Food Programme (WFP) mentre si apre la riunione dei leader del G7 in Giappone.

Circa 345 milioni di persone stanno attualmente vivendo alti livelli di insicurezza alimentare, secondo i dati del WFP, con un aumento di quasi 200 milioni dall’inizio del 2020. Di questi, 43 milioni sono a un passo dalla carestia; in Afghanistan, Bangladesh e Palestina il WFP è stato recentemente costretto a tagliare le razioni di cibo per mancanza di fondi disponibili che non bastano a rispondere ai bisogni. Si prospettano altri tagli in Somalia e Ciad. ”L’anno scorso la leadership del G7 ha ottenuto risultati importanti nella lotta contro la fame. Milioni di persone hanno ricevuto il sostegno necessario e paesi come la Somalia sono riusciti ad evitare il rischio carestia. Purtroppo però, la crisi alimentare globale è ancora tra noi. E situazioni come il Sudan e Haiti stanno gettando benzina sul fuoco”, ha spiegato Cindy McCain, Direttrice Esecutiva del WFP.

I combattimenti in Sudan hanno provocato lo sfollamento di centinaia di migliaia di persone e spinto milioni di persone alla fame. Il WFP stima che tra i 2 e i 2,5 milioni di persone in più soffriranno l’insicurezza alimentare acuta nei prossimi mesi come conseguenza diretta degli scontri in corso, portando il totale di quanti sono in questo stato, nel paese, alla cifra record di 19 milioni. Ad Haiti la fame sta peggiorando, con l’insicurezza, la violenza e l’aggravarsi dei problemi economici a spingere ancora di più nella crisi gli haitiani che erano nell’insicurezza alimentare. Si stima che un numero record di 4,9 milioni di persone nel paese soffra la fame acuta, circa il 45 per cento della popolazione. Allo stesso modo, nella regione africana del Sahel, nuovi focolai di violenza in luoghi come il Burkina Faso stanno causando la fame tra le popolazioni in fuga e tra coloro le cui vite e mezzi di sussistenza sono stati sconvolti dal conflitto.

Il WFP invita i paesi del G7, che hanno tutti aumentato i fondi nel 2022, a continuare a finanziare l’assistenza alimentare per le centinaia di milioni di persone colpite dalla crisi alimentare globale e per quanti si sono aggiunti a queste fila dallo scorso anno. Invita, inoltre, ad un sostegno politico per altre azioni che aiuterebbero ad alleviare la crisi, per esempio lavorare per la continuazione della Black Sea Grain Inititative, per garantire forniture adeguate di fertilizzanti e per sostenere programmi che aiutino i piccoli agricoltori ad aumentare la produzione. Le richieste a più lungo termine sono incentrate sulla necessità di rendere le popolazioni vulnerabili più resilienti, come una rinnovata attenzione alla protezione sociale per le comunità a rischio e a garantire che ogni bambino bisognoso riceva un pasto nutriente a scuola ogni giorno.

”Dobbiamo intensificare l’assistenza, soprattutto quando si tratta di rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti – ha detto McCain – Se siamo in grado di preparare le comunità a rischio a gestire i futuri shock climatici, non avranno bisogno di un sostegno di emergenza la prossima volta che si verificherà una siccità o un’inondazione”.

Lo scorso anno, al vertice del G7 in Germania, i leader avevano promesso di ”non risparmiare sforzi per aumentare la sicurezza alimentare e nutrizionale globale” e per proteggere i più vulnerabili. Si erano inoltre impegnati a rafforzare la resilienza a lungo termine dell’agricoltura e dei sistemi alimentari in modo che i paesi poveri fossero in futuro meno vulnerabili. I conflitti rimangono uno dei principali motori della fame nel mondo. Gli eventi in Sudan sono solo l’ultimo esempio di come l’insicurezza alimentare aumenti quando ci sono in gioco le armi. Il WFP chiede ai paesi del G7 di lavorare per trovare soluzioni politiche alle crisi prolungate in cui il conflitto è la causa principale della fame”.

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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