ROMA, 9 MAGGIO – Secondo un nuovo Rapporto congiunto di OMS, UNICEF e UNFPA oltre 4,5 milioni di donne e neonati muoiono ogni anno durante la gravidanza, il parto o le prime settimane dopo la nascita. Inoltre i progressi nel miglioramento della sopravvivenza sono stagnanti dal 2015, con circa 290.000 morti materne ogni anno, 1,9 milioni di nati morti – bambini che muoiono dopo 28 settimane di gravidanza – e uno sconcertante numero di 2,3 milioni di morti neonatali, ovvero morti nel primo mese di vita.
I progressi globali nella riduzione delle morti di donne in gravidanza, madri e neonati sono rimasti fermi per otto anni a causa della diminuzione degli investimenti nella salute materna e neonatale.
Il rapporto, intitolato ‘Improving maternal and newborn health and survival and reducing stillbirth’, esamina i dati più recenti su questi decessi – che presentano fattori di rischio e cause simili – e tiene traccia della fornitura di servizi sanitari di base. “Le donne in gravidanza e i neonati continuano a morire a tassi inaccettabilmente alti in tutto il mondo e la pandemia da COVID-19 ha creato ulteriori ostacoli nel fornire loro l’assistenza sanitaria di cui hanno bisogno”, ha dichiarato Anshu Banerjee, Direttore della Salute materna, neonatale, infantile e adolescenziale e dell’invecchiamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). “Se vogliamo vedere risultati diversi, dobbiamo fare le cose in modo diverso. È necessario investire di più e in modo più intelligente nell’assistenza sanitaria di base, affinché ogni donna e ogni bambino, indipendentemente dal luogo in cui vivono, abbiano le migliori possibilità di salute e sopravvivenza”.
La pandemia da COVID-19, l’aumento della povertà e il peggioramento delle crisi umanitarie hanno intensificato le pressioni sui sistemi sanitari in affanno. Dal 2018, più di tre quarti di tutti i Paesi colpiti da conflitti e dell’Africa subsahariana hanno registrato un calo dei finanziamenti per la salute materna e neonatale. Solo 1 Paese su 10 (su oltre 100 presi in esame) riferisce di avere fondi sufficienti per attuare i propri piani attuali. Inoltre, secondo l’ultima indagine dell’OMS sull’impatto della pandemia sui servizi sanitari essenziali, circa un quarto dei Paesi segnala ancora interruzioni nell’assistenza essenziale alla gravidanza e al postnatale e nei servizi per i bambini malati.
“Come troppo spesso accade, la vulnerabilità, la paura e la perdita non sono distribuite equamente in tutto il mondo”, ha dichiarato Steven Lauwerier, Direttore sanitario dell’UNICEF – “Dopo la pandemia da COVID-19, i neonati, i bambini e le donne che erano già esposti a minacce per il loro benessere, soprattutto quelli che vivono in paesi fragili e in situazioni di emergenza, stanno affrontando le conseguenze più pesanti della diminuzione della spesa e delle azioni per fornire un’assistenza sanitaria di qualità e accessibile”.
Nei Paesi più colpiti dell’Africa subsahariana e dell’Asia centrale e meridionale – le regioni con il maggior carico di morti neonatali e materne – meno del 60% delle donne riceve anche solo quattro degli otto controlli prenatali raccomandati dall’OMS.
“La morte di qualsiasi donna o ragazza durante la gravidanza o il parto è una grave violazione dei loro diritti umani”, ha dichiarato Julitta Onabanjo, Direttore della Divisione Tecnica del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA).
Il nuovo rapporto è stato lanciato in occasione di un’importante conferenza globale a Città del Capo, in Sudafrica. La conferenza mira ad accelerare la ripresa e i progressi nel campo della salute materna e neonatale, promuovendo investimenti mirati nell’assistenza sanitaria di base, nonché innovazione e partenariati più audaci tra i programmi che aiutano i Paesi a migliorare la sopravvivenza. In base alle tendenze attuali, più di 60 Paesi non riusciranno a raggiungere gli obiettivi di riduzione della mortalità materna, neonatale e dei nati morti previsti dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite entro il 2030.