ROMA, 28 APRILE – Mentre in Sudan la tregua per il cessate il fuoco non riesce a instaurarsi e vacilla, e gli Usa tentano di estenderla, le Nazioni Unite lanciano un nuovo allarme. Le battaglie in corso nel Paese africano sembrano andranno avanti a lungo, tregua o meno, e l’Onu ha quindi chiesto l’apertura di corridoi umanitari per poter portare aiuti a tutte quelle persone che non riescono a fuggire dal Sudan.
I corridoi umanitari richiesti servono infatti soprattutto in un momento in cui l’esercito e il gruppo paramilitare Rapid Support Forces (Rsf) continuano a non osservare un vero cessate il fuoco, dopo diverse tregue non rispettate. Le richieste arrivano direttamente da Abdou Dieng, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite nel Paese, ora rifugiato a Port Sudan insieme a quasi tutto il personale delle Nazioni Unite. Al telefono con i giornalisti, Dieng ha detto che il conflitto violento rende estremamente difficile la consegna degli aiuti. ”Il mio appello oggi non è solo al rispetto del cessate il fuoco, ma all’apertura di diversi corridoi umanitari per consentire di portare assistenza a chi ne ha bisogno. E posso dire che oggi quasi tutti i sudanesi hanno bisogno di assistenza”.
Il rappresentante dell’Onu ha confermato la difficoltà di instaurare una tregua reale, anche a causa dei ripetuti attacchi e saccheggi diffusi per tutto il Sudan. Dieng ha poi spiegato che il contesto è difficile perché già prima del conflitto interno, la situazione in Sudan era assolutamente drammatica. E nel corso degli ultimi giorni è ulteriormente peggiorata. Dall’inizio del conflitto, le Nazioni Unite e diversi Paesi hanno cercato di mediare tra l’esercito e le Rsf per porre fine alla guerra scoppiata il 15 aprile e che ha già causato centinaia di morti. Le stime parlano di circa 500 morti, ma potrebbero arrivare anche a 600. Mentre i feriti sono circa 4mila.
Mentre quasi tutti gli occidentali presenti nel paese hanno lasciato il Sudan, anche grazie ad operazioni di evacuazione dei rispettivi governi, restano sul campo agenzie Onu ma anche ong come Save The Children e Emergency, che in Sudan ha creato un moderno ed efficiente ospedale cardiologico.