NEW YORK/MILANO, 12 APRILE – “Se possiamo salvare le banche, possiamo salvare le speranze dei paesi in via di sviluppo”. Lo scrive in un editoriale sul Corriere della Sera il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, auspicando uno stimolo straordinario da parte del G20.
Il crollo di due grandi banche nelle ultime settimane ha fatto notizia in tutto il mondo. Più di 250 miliardi di dollari sono stati stanziati nel corso di un solo fine settimana per proteggere istituti di credito negli Stati Uniti e in Svizzera. “Ma non c’è stato un simile tentativo di salvataggio per decine di paesi in via di sviluppo che lottano per affrontare una cascata di crisi, dagli shock legati al clima alla pandemia del COVID-19 alla guerra in Ucraina. Eventi trattati come se il fallimento fosse un’opzione accettabile. La pandemia e la ripresa ineguale hanno colpito duramente i paesi in via di sviluppo”, scrive il capo delle Nazioni Unite.
I paesi sviluppati hanno adottato politiche fiscali e monetarie espansive che hanno permesso loro di investire nella ripresa; ora sono in gran parte tornati ai percorsi di crescita pre-pandemia. Ma i paesi in via di sviluppo, di fronte agli alti costi di indebitamento e allo spazio fiscale limitato, non sono stati in grado di farlo, argomenta Guterres notando che, rivolgendosi ai mercati finanziari, potrebbero essere loro addebitati tassi di interesse fino a otto volte superiori a quelli dei paesi sviluppati: “Una trappola del debito”.
Il Segretario generale cita poi la crisi climatica “che continua senza sosta”, con un impatto sproporzionato sui paesi meno sviluppati e sui piccoli Stati insulari in via di sviluppo (mentre i paesi sviluppati possono permettersi di pagare per l’adattamento e la resilienza, ciò non è possibile per i paesi in via di sviluppo) e la guerra della Russia in Ucraina che ha amplificato e accelerato una crisi globale del costo della vita, spingendo decine di milioni di persone in più nella povertà estrema e nella fame. Il 60% dei paesi a basso reddito è attualmente ad alto rischio o in difficoltà debitoria: il doppio rispetto al 2015. Dal 2020, i paesi africani hanno speso più per il pagamento del debito che per l’assistenza sanitaria. Se è vero che ciascun Paese ha un contesto unico, le sfide sono tuttavia sistemiche, perpetuate da un sistema finanziario globale disfunzionale che si concentra sui rendimenti a breve termine e il cui ritorno è troppo limitato e tardivo, nota Guterres.
Il mondo sta rapidamente esaurendo il tempo per salvare l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). La prospettiva di un mondo in cui tutti possano beneficiare di assistenza sanitaria, istruzione, lavoro dignitoso, aria e acqua pulite e un ambiente sano sta sfuggendo di mano. Senza un’azione urgente e ambiziosa, questo divario si tradurrà non solo in un catastrofico deficit di sviluppo in molti paesi, ma in un esplosivo deficit di fiducia in tutto il mondo: “Questo è il motivo per cui chiedo al G20 di approvare uno Stimolo sugli Obiettivi, per aumentare i finanziamenti a lungo termine accessibili per i paesi bisognosi, di almeno 500 miliardi di dollari all’anno per promuovere gli investimenti a lungo termine nello sviluppo sostenibile, in particolare dove la trasformazione è più urgente: energia rinnovabile, sistemi alimentari sostenibili e rivoluzione digitale. Ai paesi in via di sviluppo occorrono finanziamenti e tecnologia per affrontare queste transizioni con sconvolgimenti sociali minimi”.
Ciò richiede, secondo Guterres, un’azione in tre aree. In primo luogo affrontando l’elevato costo del debito e i crescenti rischi di indebitamento. In secondo luogo, occorre aumentare i finanziamenti agevolati a lungo termine per tutti i paesi bisognosi. Bisognerebbe infine estendere i finanziamenti di emergenza ai paesi bisognosi. L’anno scorso il Fondo monetario internazionale ha stanziato 650 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo, il principale meccanismo globale per aumentare la liquidità durante le crisi. Sulla base delle quote attuali, i paesi sviluppati hanno ricevuto 26 volte più dei paesi meno sviluppati e 13 volte più di tutti i paesi dell’Africa messi insieme. Il finanziamento di emergenza dovrebbe andare automaticamente ai paesi più bisognosi. Al contrario, esso sta ampliando le disuguaglianze.
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