ROMA, 9 DICEMBRE – Il regime iraniano sembra avvitarsi ogni giorno di più nella spirale della repressione e della violenza contro manifestanti e oppositori: fonti giornalistiche e delle organizzazioni non governative per i diritti umani denunciano da giorni il comportamento delle forze di polizia e della magistratura mentre è di ieri la notizia della messa a morte di un giovane, il 23enne Mohsen Shekari, arrestato durante le proteste a settembre. Shekari è stato impiccato ieri mattina dopo essere stato giudicato colpevole da un tribunale rivoluzionario di “inimicizia contro Dio”, hanno riferito i media statali, citati dalla Bbc. Era accusato di essere un “rivoltoso” che il 25 settembre aveva bloccato una strada a Teheran e ferito con un coltello un membro delle forze paramilitari Basij.
Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Iran Human Rights con sede in Norvegia, ha twittato che le esecuzioni dei manifestanti inizieranno a verificarsi quotidianamente a meno che le autorità iraniane non siano messe di fronte a “conseguenze pratiche a livello internazionale”, in pratica ad ulteriori sanzioni.
E mentre la rivista TIME ha eletto le donne dell’Iran “eroine dell’anno 2022”, la magistratura iraniana tira dritto e ha annunciato che finora 11 persone sono state condannate a morte per le proteste iniziate a metà settembre dopo la morte – mentre era sotto la custodia della polizia morale – di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato il suo hijab “impropriamente”. Secondo Amnesty International invece le condanne a morte già decise sarebbero 28.Le proteste guidate dalle donne si sono estese a 160 città in tutte le 31 province del Paese e sono viste come una delle sfide più serie per la Repubblica islamica dalla rivoluzione del 1979. I leader iraniani le hanno descritte come “rivolte” istigate dai nemici stranieri del Paese e hanno ordinato alle forze di sicurezza di “affrontarle con decisione”.
Intanto notizie di fonti indipendenti aggiungono orrore ad orrore: le forze di sicurezza iraniane stanno sparando da distanza ravvicinata alle donne durante le manifestazioni colpendole al volto, agli occhi, al petto e ai genitali, secondo quanto affermano medici e sanitari intervistati dal Guardian in tutto il Paese. I medici, che trattano i feriti in segreto per evitare l’arresto, hanno detto infatti di aver notato che le donne spesso arrivano con ferite diverse rispetto agli uomini, colpiti da pallini di fucile nelle gambe, nelle natiche e nella schiena.Per Amnesty almeno sei persone sono già state condannate a morte in processi-farsa. 28 persone sono state sottoposte a processi iniqui: sono stati negati i diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Secondo fonti ben informate, numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni estorte sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le ‘confessioni’ forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi. Tre minorenni, aggiunge Amnesty, sono sotto processo in tribunali per adulti, in violazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, che l’Iran ha ratificato.
Secondo alcuni analisti le proteste coinvolgono oramai l’80% del Paese e gli iraniani chiedono riforme strutturali sia sociali che economiche, dopo anni di crisi trascinata dalle sanzioni avviate con l’accordo per il nucleare (Jcpoe), arenatosi nel 2018.