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martedì, Gennaio 14, 2025

Building Back Forward: allo IAI si parla del futuro della cooperazione italiana allo sviluppo

ROMA, 5 DICEMBRE – L’Istituto Affari Internazionali (IAI), think tank romano leader nei settori della divulgazione scientifica e dell’analisi politica, è stato oggi la cornice per discutere il futuro della cooperazione allo sviluppo italiana nel delicato contesto post-pandemico caratterizzato dalle crisi climatica, alimentare e Ucraina, tra loro interconnesse. L’obiettivo e’ di creare una piattaforma dai contenuti scientifici e con testimonianze direttamente dal campo per aiutare i governi a formulare politiche effettive, ha detto il moderatore della discussione Daniele Fattibene, Coordinatore dell’European Think Tank Group presso lo IAI, sullo sfondo della discussione in swede di governo della nuova legge di bilancio, come ha ricordato il Vicepresidente Vicario dell’Istituto Ettore Greco.

Tra gli ospiti chiamati a decifrare il futuro della cooperazione internazionale e offrire nuovi spunti di riflessione, numerosi rappresentanti istituzionali, esponenti politici, membri della società civile e del mondo accademico. Una cifra ha accomunato i discorsi di tutti, quello 0,70% del Reddito Nazionale Lordo che l’Italia, al pari degli altri Paesi sviluppati, si è impegnata a destinare, sia in sede ECOSOC che nel contesto dell’Agenda 2030 tramite l’SDG17, alla cooperazione allo sviluppo dei Paesi a basso reddito.

Un target finora mai rispettato, e che oggi si attesta intorno allo 0,22%, contro una media europea vicina al cinquanta (Francia e Germania sono oltre il 70), ammonisce Ivana Borsotto, Portavoce di Campagna 070, associazione che si pone come obiettivo quello di promuovere un’iniziativa legislativa che impegni il Paese in modo vincolante al target internazionale. La legge finanziaria del 2021, che ha portato il livello del contributo allo 0,29%, è positiva ma non deve ingannare, ha continuato la Borsotto, poiché influenzata dalle donazioni di vaccini e di recupero post-pandemico, sicuramente necessarie ma episodiche e non strutturali. “Dobbiamo essere un antidoto contro la paura”, continua, citando Papa Francesco ed esprimendo la necessità di soluzioni globali che diminuiscano le disuguaglianze, vero detonatore delle crisi in corso.

Su un tema però vari interventi concordano: la cooperazione allo sviluppo è un tema non caro alla maggioranza dell’opinione pubblica italiana e da essa non compreso a fondo. Questo il risultato della ricerca svolta da IAI in collaborazione con il LAPS (Laboratorio Analisi Politiche e Sociali) dell’Università di Siena, presentata dal Prof. Pierangelo Isernia. Ciò ha risvolti importanti per l’implementazione delle politiche di sviluppo, ritenute non necessarie dall’elettorato, specialmente da quello di destra secondo i risultati dell’analisi, ulteriore problema per il nuovo governo Meloni. Un dato interessante riguarda l’opinione riguardo la destinazione degli aiuti, con la maggioranza della popolazione scettica nei confronti degli aiuti a chi viola i diritti umani e specialmente a chi ricorre alla tortura e la pena di morte, a conferma della priorità del messaggio abolizionista portato avanti con successo dalla Rappresentanza Permanente italiana a New York.

Il Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli si è soffermato sulla priorità data dal governo Meloni alla cooperazione, puntando l’attenzione soprattutto verso l’ambito dell’istruzione. “Facciamo poco e serve un grande investimento soprattutto per l’Africa, il destino della quale è strettamente legato con quello dell’Italia e dell’Europa”. Una cooperazione efficace e dotata di più risorse, compatibilmente con le problematiche che affliggono il bilancio pubblico, aiuterebbe anche a sollevare dall’Italia il peso di crisi quali quella migratoria e ambientale, oltre che essere esempio della responsabilità del vecchio continente quale esempio di virtuosità e sprone per i Paesi in via di sviluppo.

Proposte concrete arrivano dai contributi di due membri del Senato, che nonostante l’appartenenza ai poli dello spettro politico sono sembrate in sintonia tra loro, a certificare la necessità e la priorità date da tutta la politica italiana ad un tema che non ha colori o bandiere. La Senatrice Stefania Craxi, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, ha messo sul tavolo una proposta di riforma per il Patto di Stabilità e Crescita europeo. La speranza è di modificare le posizioni rigoriste dei Paesi frugali e di rendere possibile di scomputare dal rapporto debito/PIL gli aiuti fatti in ambito della cooperazione allo sviluppo. Ciò in luce della natura della cooperazione, “strumento di politica estera e proiezione esterna ma non scienza esatta, con risultati evidenti solo nel medio-lungo periodo” e che “ha contribuito alla costruzione di un’immagine ‘amica’ dell’Italia all’estero”.

Dello stesso avviso è il Senatore del PD Alessandro Alfieri, che ha connesso il futuro della cooperazione con quello del crollo demografico e dei flussi migratori. Nell’ambito delle nuove politiche migratorie che si dovranno necessariamente discutere in sede europea, il Senatore ha portato avanti l’idea di un contributo necessario sotto forma di aiuti alla cooperazione per quei Paesi europei che non accettassero le clausole di redistribuzione volontaria dei migranti sbarcati sulle frontiere comunitarie. Un modo per condividere i costi di gestione senza ricorrere a misure inefficienti e moralmente inadeguate come il Memorandum firmato con la Turchia per la chiusura dei flussi. Infine il contributo di Raffaele Salinari, Portavoce del Coordinamento Italiano NGO Internazionali, che ha ricordato la ricorrenza odierna della Giornata internazionale del volontariato, “milioni di persone che si spendono quotidianamente per impegni condivisi” che possono contribuire al futuro della cooperazione allo sviluppo italiana e globale. (@giorgiodelgallo)

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