ROMA, 26 SETTEMBRE – Nel suo sito Amnesty International informa di aver raccolto nuove prove sulle conseguenze mortali della repressione da parte delle forze di sicurezza dell’Iran contro coloro che da giorni protestano pacificamente contro la morte di Mahsa Amini, la 22enne torturata a morte dalla ‘polizia morale’ dopo essere stata arrestata per non aver indossato in modo consono il velo imposto dalle autorità islamiche. Al 22 settembre, le vittime erano oltre 30 tra cui quattro minorenni. Il numero è salito nei due giorni successivi arrivando – secondo l’organizzazione Iran Human Rights – a 57. Le persone ferite sono centinaia, altrettante quelle arrestate.
A seminare morte nelle strade di almeno 10 province iraniane, utilizzando proiettili veri (compresi pallini da caccia e di metallo) sono – afferma Amnesty – la Guardia rivoluzionaria, le forze paramilitari basiji e agenti in borghese. Morti e feriti sono stati registrati nelle province di Alborz, Esfahan, Ilam, Kohgilouyeh e Bouyer Ahmad, Kermanshah, Kurdistan Manzandan, Semnan, Teheran e Azerbaigian occidentale.
La metodologia di ricerca seguita da Amnesty International su quanto sta accadendo in Iran comprende l’analisi di documentazione audiovisiva e testimonianze fornite da manifestanti, parenti delle vittime, difensori dei diritti umani e giornalisti.