ROMA, 16 MAGGIO – Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio sarà a New York martedì e mercoledì per riunioni alle Nazioni Unite sulla crisi alimentare. Di Maio parteciperà con il Segretario di Stato Antony Blinken, rappresentanti delle agenzie dell’Onu e i principali paesi della comunità internazionale a riunioni di coordinamento delle misure possibile per contenere i prezzi del grano e del pane: “Problemi che stanno colpendo le famiglie italiane ma anche nel Mediterraneo e nel Nord Africa”, ha detto il Ministro intervenendo alla trasmissione “Mezz’ora in più”.
Di Maio ha ricordato che l’Italia ospiterà l’8 giugno a Roma un Dialogo Ministeriale con i Paesi del Mediterraneo in collaborazione con la FAO in cui verranno studiate “nuove politiche Onu per aiutare ad abbassare il prezzo delle materie prime alimentari”.
Gli eventi a New York sono promossi dagli Stati Uniti che per il mese di maggio hanno la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza. In particolare l’appuntamento di mercoledì 18 su ‘Global Food Security Call to Action’ sarà a livello ministeriale con circa 35 Paesi tra quelli più colpiti dalla fame e dalle carestie e quelli in migliori condizioni per aiutare. L’indomani poi Blinken presiederà un incontro del Consiglio di Sicurezza sul legame tra conflitti e sicurezza alimentare, e in particolare sulla guerra della Russia contro l’Ucraina che ha provocato un vertiginoso aumento dei prezzi delle derrate.
Anche il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres si sta muovendo, per cercare un accordo con Russia, Turchia e altri Paesi: secondo il “Wall Street Journal”, Guterres avrebbe chiesto a Mosca il permesso di far passare alcune forniture di grano ucraino attraverso il Mar Nero in cambio di un allentamento sulle esportazioni russe e bielorusse di fertilizzante di potassio, uno scenario che sta particolarmente a cuore al capo del World Food Programme, l’americano David Beasley. Circa 25 milioni di tonnellate di grano si trovano attualmente in unità di stoccaggio in grandi città portuali come Odessa, in attesa di essere spedite sui mercati internazionali, ma ad ora non possono lasciare l’Ucraina a causa del blocco russo in corso nel Mar Nero.
Diversi paesi, tra cui Tanzania, Uganda, Sudan e Camerun, facevano affidamento su Ucraina e Russia per almeno la metà delle loro importazioni di grano prima della guerra, secondo l’ONG internazionale Human Rights Watch. Se i prodotti alimentari rimarranno bloccati in Ucraina, questi paesi saranno colpiti per primi e più duramente dalla carenza di cibo.
Secondo dati raccolti da Coldiretti, la guerra in Ucraina ha provocato un aumento medio del 29,8% nelle quotazioni delle materie prime alimentari, ma a tirare la volata sono stati i prezzi internazionali dei cereali, cresciuti del 34% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i lattiero-caseari sono saliti del 24%, lo zucchero del 22%, la carne del 17% e i grassi vegetali addirittura del 46%. L’emergenza riguarda direttamente l’Italia che è un Paese deficitario e importa il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% di grano duro per la pasta e il 46% del mais per il bestiame. (OnuItalia)