NEW YORK, 27 APRILE – Intervenendo nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza in “formato Arria” sui crimini di guerra in Ucraina, il rappresentante permanente italiano alle Nazioni Unite di New York, Ambasciatore Maurizio Massari, ha proclamato che “gli autori di questi atti devono essere portati davanti alla giustizia”.
La riunione nell’aula dell’ECOSOC su “Assicurare accountability per le atrocità commesse in Ucraina” era stata convocata dalle delegazioni di Francia e Albania. Massari ha ricordato che l’Italia si è unita a oltre 40 Stati nel chiedere il deferimento delle azioni della Russia in Ucraina alla Corte Penale Internazionale: “Sosteniamo l’azione legale dell’Ucraina contro la Federazione Russa presso la CPI e il lavoro del Meccanismo di Mosca dell’OSCE”, vale a dire una squadra d’inchiesta istituita il 14 marzo dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per indagare sugli abusi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario in Ucraina. La Russia non fa parte della CPI e nemmeno l’Ucraina, ma Kiev ha accettato la giurisdizione della Corte sui crimini commessi sul suo territorio.
L’ambasciatore italiano ha anche fatto riferimento alla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sull’Ucraina, autorizzata dal Consiglio dei diritti umani, e composta da tre esperti di diritti umani nominati per una durata iniziale di un anno, che integra, consolida e sviluppa il lavoro della missione di monitoraggio dei diritti umani in Ucraina, in stretto coordinamento con l’Ufficio dell’Alto Commissario.
La Commissione ha il mandato di indagare su tutte le presunte violazioni e gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto umanitario internazionale nel contesto dell’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa; di raccogliere, consolidare e analizzare le prove di tali violazioni e abusi, compresa la dimensione di genere; e di identificare, ove possibile, gli individui e le entità responsabili delle violazioni o degli abusi, al fine di garantire che i responsabili siano chiamati a risponderne. (@OnuItalia)