ROMA, 14 MARZO – Pubblichiamo stralci da un editoriale di QU Dongyu, Direttore Generale della FAO sulle conseguenze che la guerra in Ucraina avrà sul delicato settore della produzione agricola e dell’alimentazione generale. L’editoriale è un’analisi accurata della situazione degli approvvigionamenti e delle difficoltà del settore già duramente colpito dalla pandemia.
”Negli ultimi due anni la pandemia COVID-19 ha posto numerose sfide alla sicurezza alimentare mondiale. Ciò che sta accadendo oggi in Russia e Ucraina aggiunge nuove importanti criticità allo scenario attuale. Russia e Ucraina svolgono un ruolo essenziale nella produzione e nell’’approvvigionamento dei generi alimentari a livello globale: la Russia è il principale esportatore di grano al mondo, l’Ucraina il quinto. Insieme, garantiscono il 19% della produzione mondiale di orzo, il 14% della produzione di grano e il 4% della produzione di mais, contribuendo a oltre un terzo delle esportazioni globali di cereali. Sono, inoltre, i principali fornitori di colza, oltre a coprire il 52% del mercato mondiale delle esportazioni di olio di semi di girasole. Particolarmente concentrato è anche il mercato mondiale dei fertilizzanti, di cui la Russia è il fornitore principale.
Le perturbazioni riscontrate a livello logistico e nella filiera di produzione di cereali e semi oleosi ucraina e russa e le restrizioni alle esportazioni russe avranno significative ripercussioni sulla sicurezza alimentare, soprattutto per i circa cinquanta paesi che dipendono dalla Russia e dall’Ucraina per il 30% o più della loro fornitura di grano. In molti casi, si tratta di paesi meno avanzati o di paesi a basso reddito con deficit alimentare dell’Africa settentrionale, dell’Asia e del Medio Oriente. Al tempo stesso, numerosi paesi europei e dell’Asia centrale fanno affidamento sulla Russia per il 50% delle loro forniture di fertilizzanti: una penuria di tali prodotti potrebbe protrarsi fino al prossimo anno.
Nel febbraio 2022, i prezzi alimentari, già in crescita dalla seconda metà del 2020, hanno raggiunto livelli record, riconducibili a una domanda sostenuta, ai costi elevati dei mezzi di produzione e dei servizi di trasporto e al blocco dei porti. Nel corso del 2021, per esempio, i prezzi mondiali di grano e orzo hanno subito un rincaro del 31%, mentre le quotazioni dell’olio di colza e dell’olio di semi di girasole sono salite di oltre il 60%. L’elevata domanda e la volatilità dei prezzi del gas naturale hanno spinto verso l’alto anche il costo dei fertilizzanti. Per esempio, il prezzo dell’urea, un importante fertilizzante azotato, è triplicato negli ultimi 12 mesi.
Nel frattempo, l’intensità e la durata del conflitto rimangono incerte..La guerra potrebbe causare un abbattimento della produzione agricola e del potere di acquisto in Ucraina, aggravando l’insicurezza alimentare a livello locale.
Individuati i principali fattori di rischio
Le colture di cereali saranno pronte per la raccolta in giugno. Ancora non è chiaro se gli agricoltori ucraini saranno nelle condizioni di effettuare la raccolta e rifornire il mercato. L’evacuazione di massa della popolazione ha ridotto il numero di lavoratori e operai agricoli. Accedere ai campi potrebbe essere difficile. Altrettanto difficoltoso potrebbe essere allevare il bestiame e il pollame e produrre frutta e ortaggi. I porti ucraini sul Mar Nero hanno smesso di operare. Anche se l’infrastruttura dei trasporti interni rimanesse intatta, la spedizione di cereali tramite ferrovia sarebbe impossibile per la mancanza di un sistema ferroviario funzionante. Per il momento, le imbarcazioni possono ancora transitare attraverso gli Stretti turchi, che rappresentano un fondamentale snodo per il traffico di ingenti quantitativi di grano e mais. L’aumento dei premi assicurativi per la regione del Mar Nero inasprirebbe i costi già elevati delle spedizioni, incidendo ulteriormente sui prezzi all’importazione dei generi alimentari. Per il momento, i centri portuali russi affacciati sul Mar Nero rimangono aperti e, nel breve termine, non si attendono significative interruzioni della produzione agricola. Tuttavia, le sanzioni economiche imposte alla Russia hanno provocato un notevole deprezzamento che, a lungo andare, potrebbe minare la produttività e la crescita, facendo volare alle stelle i costi della produzione agricola.
La Russia riveste una posizione dominante nel mercato energetico mondiale, dove è responsabile del 18% delle esportazioni globali di carbone, dell’11% delle esportazioni di petrolio e del 10% di quelle di gas. Il settore agricolo richiede un consumo energetico di combustibili, gas ed elettricità, nonché fertilizzanti, pesticidi e lubrificanti. Anche la produzione di ingredienti per mangimi e alimenti per animali richiede energia. Il conflitto in corso ha fatto salire i prezzi dell’energia ai massimi livelli, con effetti negativi sul settore agricolo.
Il grano è un bene di primo consumo per oltre il 35% della popolazione mondiale e la guerra in corso potrebbe provocare un’improvvisa, brusca riduzione delle esportazioni di grano, sia dalla Russia che dall’Ucraina. Le scorte di grano si stanno già esaurendo in Canada, mentre le esportazioni da Stati Uniti, Argentina e altri paesi saranno presumibilmente limitate, poiché i rispettivi governi cercheranno di soddisfare la domanda interna.
È probabile che i paesi che importano grano dall’estero incrementino i livelli di acquisto, aggiungendo nuove pressioni alle forniture mondiali. Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran sono i principali importatori mondiali di grano, che acquistano per oltre il 60% da Russia e Ucraina, e tutti questi paesi hanno importazioni scoperte. Anche Libano, Tunisia, Yemen, Libia e Pakistan fanno ampio affidamento sui due paesi belligeranti per il loro fabbisogno di grano. Altrettanto incerte rimangono le prospettive di esportazione per l’olio di semi di girasole e altri oli alternativi. I principali importatori di olio di semi di girasole, tra cui l’India, l’Unione europea, la Cina, l’Iran e la Turchia, dovranno trovare altri fornitori o dirottare i loro acquisti verso altri oli vegetali, con possibili ricadute, per esempio, sugli oli di palma, soia e colza.
Raccomandazioni politiche
1. Mantenere aperti gli scambi mondiali di prodotti alimentari e fertilizzanti. Si dovrebbe fare il possibile per proteggere la produzione e le attività di marketing necessarie per rispondere alla domanda interna e a quella internazionale. Le catene di approvvigionamento dovrebbero continuare a operare e, a tal fine, sarà necessario proteggere le coltivazioni, gli allevamenti, le infrastrutture di trasformazione degli alimenti e tutti i sistemi logistici ancora intatti.
2. Trovare un gruppo di fornitori di generi alimentari nuovo e diversificato. I paesi che dipendono dalle importazioni alimentari da Russia e Ucraina dovrebbero cercare fornitori alternativi per assorbire lo shock. Dovrebbero anche fare affidamento sulle riserve alimentari esistenti e diversificare la loro produzione interna per garantire alla popolazione l’accesso a un’alimentazione sana.
3. Sostenere i gruppi vulnerabili, tra cui gli sfollati interni. I governi devono espandere le proprie reti di protezione sociale per tutelare le persone vulnerabili. In Ucraina le organizzazioni internazionali devono intervenire per aiutare a raggiungere le persone bisognose. In tutto il mondo aumenterà il numero degli individui che precipiteranno nella povertà e nella fame a causa del conflitto: dobbiamo, quindi, fornire loro programmi tempestivi e mirati di protezione sociale.
4. Evitare reazioni politiche ad hoc. Prima di mettere in atto misure per garantire le forniture alimentari, i governi dovrebbero valutarne i potenziali effetti sui mercati internazionali. Una riduzione delle tariffe d’importazione o il ricorso a restrizioni alle esportazioni potrebbe aiutare a risolvere problemi di sicurezza alimentare di un singolo paese nel breve periodo, ma provocherebbe un aumento dei prezzi sui mercati mondiali.
5. Rafforzare la trasparenza dei mercati e il dialogo. Una maggiore trasparenza e informazione sulle condizioni dei mercati mondiali aiuterebbe i governi e gli investitori a prendere decisioni informate nei periodi di volatilità dei mercati delle merci agricole. Iniziative come il Sistema di informazione sui mercati agricoli (AMIS) del G20 aumentano la trasparenza, fornendo valutazioni obiettive e puntuali dei mercati”.