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martedì, Dicembre 3, 2024

COP26: Onu, decarbonizzazione al palo. Ghiacciai africani verso estinzione

GINEVRA, 20 OTTOBRE – A poco più di una decina di giorni dalla COP26 di Glasgow dalle Nazioni Unite giungono nuovi dati preoccupanti sull’ambiente e i cambiamenti climatici. Nonostante gli impegni in direzione della decarbonizzazione, secondo l’Onu le previsioni dei governi sulla produzione di carbone, petrolio e gas per il 2030 “mostrano che questa si attesterà ancora a più del doppio di quella compatibile con la limitazione del riscaldamento globale a +1,5 gradi”. L’Onu sottolinea che “per sperare di rimanere nell’ambito dell’obiettivo dell’accordo di Parigi sarebbe necessario limitare immediatamente e nettamente la produzione mondiale di combustibili fossili. I piani ne prevedono invece un aumento”.

Un altro allarme è contenuto nel rapporto sul clima dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale e di altre agenzie pubblicato alla vigilia di Glasgow, secondo il quale i pochi ghiacciai africani scompariranno nei prossimi due decenni a causa del cambiamento climatico. Il rapporto sottolinea le gravi conseguenze economiche e sociali connesse all’impatto del cambiamento climatico. In sintesi: il continente che contribuisce meno al riscaldamento globale ne soffrirà di più. In Africa 1,3 miliardi di persone sono in una situazione “estremamente vulnerabile” mentre il continente si riscalda di più, e a un ritmo più veloce, della media globale. Eppure i 54 paesi dell’Africa sono responsabili di meno del 4% delle delle emissioni globali di gas serra.

Il Ruwenzori

Solo tre montagne in Africa sono coperte da ghiacciai: il massiccio del monte Kenya, la seconda vetta più alta dell’Africa, le montagne del Ruwenzori, catena montuosa al confine tra Uganda e Repubblica Democratica del Congo e l’icona del continente, il monte Kilimangiaro in Tanzania. Il rapporto si sofferma sulla riduzione dei ghiacciai come simbolo della rapidità e dell’estensione dei mutamenti in atto. “L’attuale tasso di restringimento sono più alti della media globale. Se continua così, si arriverà alla totale deglaciazione entro il 2040”, avverte il rapporto che delinea le stime sugli effetti economici del cambiamento climatico. “Nell’Africa sub-sahariana, il cambiamento climatico potrebbe ridurre ulteriormente il prodotto interno lordo fino al 3% entro il 2050″, scrive nella relazione Josefa Leonel Correia Sacko, commissaria per l’economia rurale e l’agricoltura dell’Unione africana.

Il Kilimangiaro

“Entro il 2030, si stima che fino a 118 milioni di persone estremamente povere (cioè che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno) saranno esposte a siccità, inondazioni e caldo estremo, se non verranno messe in atto adeguate misure”. Già le Nazioni Unite hanno avvertito che il Madagascar, nazione insulare dell’Oceano Indiano, è uno dei territori in cui “condizioni simili a carestie sono state guidate dal cambiamento climatico”. ”Durante il 2020, gli indicatori climatici in Africa sono stati caratterizzati da un continuo riscaldamento delle temperature, un’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare, eventi meteorologici e climatici estremi, come inondazioni, frane e siccità, con impatti devastanti. Il rapido restringimento degli ultimi ghiacciai rimasti nell’Africa orientale, che si prevede si scioglieranno completamente nel prossimo futuro, segnala la minaccia di un cambiamento imminente e irreversibile per il sistema terra”, ha scritto il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas nella prefazione.

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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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