ROMA, 18 OTTOBRE – “Il lavoro alle Nazioni Unite ti porta in parti del mondo che non avresti mai immaginato, ti porta a comprendere delle realtà e farle tue, cambiando la tua prospettiva del quotidiano, e questo è un arricchimento pazzesco”. L’ospite della decima puntata di “Voci dal Palazzo di Vetro”, il podcast curato dalla Rappresentanza Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite a New York, è Maurizia Calò, Ingegnera in Charge of Operations presso l’Ufficio per le catene di fornitura del Dipartimento per il Supporto Operativo (UNDOS), l’ufficio parte del Segretariato delle Nazioni Unite che si occupa di logistica e realizzazione pratica di progetti e missioni in ambito onusiano.
L’esperienza di Maurizia Calò all’Onu inizia sul campo, a Kinshasa, in Congo, dove si occupa del mandato dei peacekeepers, ed in particolare del controllo dei beni acquistati per far funzionare la missione, dalle macchine per il trasporto urbano al materiale elettorale, di funzionari e civili. Il successo del framework di controllo da lei creato per il supporto logistico alla missione contribui’ a generare interesse per la sua figura professionale, anche perché l’ufficio di Field Support era appena stato creato e necessitava di nuovi addetti. Ecco dunque il trasferimento alla sede centrale ed operativa, il Palazzo di Vetro. Altre sedi dove Calò ha svolto la sua carriera in ambito Onu sono Haiti nel 2018, la più importante poiché li’ ha ricoperto il ruolo di ‘Chief of Staff’ e gestito i rapporti anche con la parte giuridica e politica del paese, poi la Rep. Centroafricana dove è pianificatore di soluzioni del Dipartimento di Peacekeeping, poi Liberia, Congo, Sahara Ovest, Mali e Afghanistan tra le altre. Proprio l’Afghanistan ricopre attualmente uno dei dossier più importanti sulla sua scrivania, dopo essere stato uno dei primi paesi esteri dove l’ingegnera ha prestato servizio nel 2005.
Il dipartimento che ‘realizza’
Ma di cosa si occupa in particolare il Dipartimento per il Supporto Operativo? “E’ il cuore dell’ufficio di supply chain management – dice Calò – e identifica i bisogni delle entità vicine al Segretariato, che conta più di 45 tra missioni di pace e politici, uffici regionali”. Ne beneficiano civili, funzionari, truppe, poiché la soddisfazione di questi bisogni è l’obiettivo pratico dell’ufficio dopo la pianificazione del piano di approvvigionamento. Le sfide sono sia dal punto di vista politico, perché capire meglio le situazioni politiche ed economiche dei paesi in cui si opera e riuscire così a penetrare il tessuto sociale e pubblico e dare un aiuto concreto all’operazione richiede un elevato tasso di analisi, e poi tecnologiche, poiché essere all’avanguardia in termini di metodi di supply chain é fondamentale, anche per soddisfare nuove esigenze, come ad esempio la sostenibilità delle operazioni, che stanno molto a cuore alle Nazioni Unite. Un esempio è il Progetto Elsie, sviluppato per ridisegnare i campi in modo da renderli più inclusivi in termini di genere. Tra i dossier più urgenti del dipartimento ci sono sicuramente l’Afghanistan, ma anche il Mali e il Sudan, e gli sforzi dell’ufficio sono destinati principalmente ai tre aspetti di ‘Security, development and humanitarian’.
In generale, Maurizia Calò sente di aver avuto una carriera onusiana non ortodossa, ma sicuramente beneficiata dalle sue capacità specifiche nel mondo dell’ingegneria e dalla sua precedente attività nel settore privato. Il canonico e finale consiglio ai giovani è quello di credere nei sogni ma cominciare presto, ed utilizzare tutto il tempo a disposizione (anche le vacanze) per attività legate al mandato delle Nazioni Unite, magari all’estero, sfruttando tutti i mezzi a disposizione esistenti nel framework onusiano, tra JPO, tirocini e opportunità di volontariato. (@OnuItalia)