NEW YORK, 1 SETTEMBRE – Nei 76 anni di storia dell’Onu solo quattro donne, meno dell’uno per cento, sono state Presidenti dell’Assemblea Generale: “Non e’ semplice rispondere alla domanda ‘perche’ solo quattro?'”, ha detto il Rappresentante Permanente italiano all’Onu Maurizio Massari introducendo un panel organizzato dalla missione d’Italia e da UN Women in occasione della presentazione del nuovo libro “4 out of 74 – Women Trailblazers at the United Nations”.
L’indiana Vijaya Lakshmi Pandit nel 1953; Angie Elizabeth Brooks della Liberia nel 1969; Sheikha Haya Rashed Al Khalifa dal Bahrain nel 2006; l’ecuadoriana María Fernanda Espinosa Garcés nel 2018. Il libro, completato due anni fa, ed ecco perche’ il 74 anziche 76, “cattura simultaneamente i successi di queste quattro incredibili donne, ma anche il drammatico divario nella prsenza delle donne ai vertici delle Nazioni Unite”, ha detto il Presidente uscente dell’Assemblea, Volkan Bozkir, intervenendo alla presentazione del volume pubblicato su iniziativa di una delle quattro, la Espinosa Garces. L’Italia, che ha finanziato con il Qatar la pubblicazione, ha anche contribuito con la prefazione della ex Rappresentante Permanente Mariangela Zappia, oggi la prima donna ambasciatrice italiana a Washington e prima ancora la prima donna italiana a capo della all’ONU: “Essendo una delle donne che ‘ce l’hanno fatta’ ad arrivare ai vertici – ha scritto – credo fermamente che ho anche il dovere di servire da esempio alle generazioni piu’ giovani”.
Hanno partecipato all’incontro, moderato dalla numero due di UN Women Anita Bathia, attiviste per l’empowerment femminile, esponenti del mondo imprenditoriale, della società civile e delle organizzazioni giovanili. Se e’ difficile rispondere alla domanda perche’ solo quattro donne sono state elette ai vertici dell’Assemblea Generale nell’intera vita dell’organizzazione, “c’e’ una cosa che possiamo fare ora, e cioe’ parlare con forza a favore della parita’ di genere e ad adottare misure pratiche per la sua attuazione in tutti i campi”, ha detto Massari, notando che nel 2020, a causa del COVID, i progressi per i diritti delle donne si sono arrestati e in alcuni casi hanno addirittura fatto drammatici passi indietro.
Dati pubblicati da agenzie delle Nazioni Unite hanno identificato nelle donne “le prime vittime della pandemia”, ha detto Massari citando tra l’altro l’aumento dei casi di violenza domestica. Piu’ in generale, le donne sono vittime di vulnerabilita’ strutturali, ad esempio a causa del cambiamento climatico. Per queste ragioni, l’Italia ha messo la questione di genere in testa alla sua agenda nazionale e multilaterale, come sottolineato dal premier Mario Draghi nel suo discorso di insediamento a Palazzo Chigi e poi durante la presidenza di turno del G20 che ha messo un focus speciale sull’empowerment femminile. “In giugno il G20 ha adottato una ‘road map’ per raggiungere e andare oltre l’obiettivo di ridurre il gender gap del 25% entro il 2025”, ha ricordato Massari: “La road map include 17 indicatori per monitorare i progressi”.
L’Italia e’ impegnata ad esplorare ogni possibile sinergia a livello G20, ONU e di Unione Europea, ha aggiunto l’Ambasciatore citando, tra le varie iniziative promosse dal governo italiano, da un lato l’impegno contro pratiche dannose come le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni precoci e forzati e la violenza di genere, dall’altro, a livello regionale, la promozione della Rete delle Donne Mediatrici del Mediterraneo (Mediterranean Women Mediators Network) per incrementare il numero delle donne nel settore della pace e sicurezza internazionale. Massari ha dedicato un passaggio del suo intervento introduttivo alla drammatica situazione delle donne in Afghanistan, al centro di un appello della primissima Conferenza mai organizzata in ambito G20 sull’empowerment femminile: “Come sottolineato dal premier Draghi, donne e ragazze sono sul punto di perdere liberta’ e dignita’, tornando al terribile stato di due decenni fa. Il G20 deve fare il possibile per assicurare che le donne afghane conservino le liberta’ e i diritti fondamentali a partire da quello all’istruzione”. (@OnuItalia)