ROMA, 1 SETTEMBRE – ”Apartheid vaccinale”: è con questa definizione che il British Medical Journal descrive la situazione delle dosi di siero anti Covid arrivate finora in Africa, dove solo il 2,7% della popolazione ne ha ricevute due. Ai ritmi attuali, si afferma, per raggiungere il 60% della popolazione occorreranno oltre tre anni. Il rischio che la pandemia globale non si arresti passa anche da una campagna di vaccinazione mondiale diffusa in maniera diseguale che non riesce a impedire la moltiplicazione delle varianti. Per supportare la campagna vaccinale in quattro Paesi africani (Kenya, Uganda, Zambia e Malawi) Amref ha lanciato la campagna di raccolta fondi ‘Un vaccino per il bene di tutti’ che si può sostenere dal 1 al 26 settembre.
La corsa contro il tempo per la vaccinazione contro il Covid19 rischia infatti di essere compromessa da campagne vaccinali che nel mondo procedono a rilento e in modo disomogeneo. La comunità scientifica e l’OMS si dicono preoccupate per l’Africa e per il rischio di aumento e moltiplicazione delle varianti del virus. A supporto della campagna di Amref hanno già aderito Mauro Biani, Carolina Benvenga, Giobbe Covatta, Caterina Murino, Bianca Nappi, Pif, Max Sirena, Giovanni Soldini, Dario Vergassola.
L’organizzazione ricorda che l’Africa è in fondo alla classifica dei Continenti per popolazione vaccinata: circa il 2,7% la percentuale di persone vaccinate con due dosi. Intanto, a fine agosto, solo il 27% della popolazione mondiale risulta completamente vaccinata, mentre in Europa oltre il 47%, in Usa il 51% e in Cina il 62%. L’OMS si dice preoccupata: oltre il 70% dei Paesi africani non raggiungerà l’obiettivo che ci si era dati, arrivare a settembre 2021 con il 10% della popolazione vaccinata. Ai ritmi attuali per raggiungere il 60% della popolazione l’Africa impiegherà oltre tre anni. Infatti, secondo una recente stima, solo 6 Paesi africani su 54, nel 2023, avranno raggiunto un’ampia copertura vaccinale.
“Se l’Africa rimane indietro sul fronte dei vaccini, c’è il rischio che diventi più difficile controllare la trasmissione del virus e l’elevata possibilità che si sviluppino varianti in grado di compromettere l’efficacia dei vaccini – afferma Guglielmo Micucci, Direttore di Amref Health Africa-Italia – La comunità internazionale ha la responsabilità di affrontare queste disuguaglianze nella distribuzione, nella produzione, che generano povertà in salute. Dobbiamo formare il più in fretta possibile migliaia di operatori sanitari, affinché siano in grado di rassicurare la popolazione e abbattere l’esitazione vaccinale, gestire e amministrare le scorte di vaccini, somministrare le dosi in sicurezza”. Dall’inizio della pandemia Amref ha raggiunto oltre un milione di persone, ha formato più di 100.000 operatori sanitari sulle misure di prevenzione e gestione del COVID-19 e ha fornito oltre 40mila dispositivi di protezione individuale. Ha equipaggiato i suoi Flying Doctors –’medici volanti’, in servizio su piccoli aeroplani, per raggiungere le zone remote – dotandoli di capsule per il trasferimento dei malati più gravi.
Con la sua campagna Amref intende rafforzare il suo impegno per un programma di vaccinazione di massa in quattro Paesi dell’Africa subsahariana. In Kenya saranno formati 1.500 operatori sanitari sulla gestione e somministrazione del vaccino, anche tramite una piattaforma che usa i cellulari. In Uganda 5,7 milioni di persone saranno raggiunte attraverso l’impegno di Amref a supporto della campagna vaccinale. Riceveranno sostegno oltre 1.200 strutture sanitarie in Kenya e Zambia e 6.000 operatori sanitari di comunità coinvolti e formati in Malawi.
”Un vaccino in ritardo è un vaccino negato. La velocità è essenziale”, con queste parole, rilasciate al The Washington Post, qualche settimana fa, il Direttore Generale di Amref e Commissario Presso l’Unione Africana per la Risposta al Covid, Githinji Gitahi, evidenziava la drammatica disparità tra il resto del Mondo e l’Africa.