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giovedì, Novembre 7, 2024

Libia e Sahel: Italia, ritiro mercenari e’ chiave per stabilita’ e futuro

NEW YORK, 18 GIUGNO – Il ritiro dei combattenti stranieri e dei mercenari è la chiave
per una Libia democratica e sovrana. L’Italia è impegnata a livello bilaterale, europeo e multilaterale a sostenere una soluzione politica duratura e a stare al fianco del Sahel nel promuovere il processo di Disarmo-Demobilizzazione-Reintegrazione (DDR) e la Riforma del Settore della Sicurezza (SSR), ha dichiarato oggi un diplomatico italiano durante una riunione del Consiglio di Sicurezza in Formula Arria incentrata su ‘Affrontare l’impatto della partenza di combattenti stranieri e mercenari dalla Libia sulla regione del Sahel’.

I progressi verso la pace e la sicurezza registrati in Libia dalla firma dell’accordo di cessate il fuoco nell’ottobre 2020 dimostrano che divisioni apparentemente intrattabili possono essere superate attraverso il dialogo e la costruzione della fiducia. Come esempio tangibile del suo impegno, l’Italia ha ricordato il rafforzamento della sua presenza diplomatica in tutte le regioni della Libia, riattivando il Consolato Generale d’Italia a Bengasi, che sarà presto operativo, e l’istituzione di un consolato onorario a Sebha. La presenza istituzionale italiana nel Sud è il segno tangibile di un’attenzione duratura verso la regione del Fezzan, un’area caratterizzata da confini altamente permeabili, dove la cooperazione italiana allo sviluppo continuerà ad operare. Inoltre, l’Italia continuerà, insieme ai colleghi europei, a fornire il proprio sostegno alla Libia attraverso le missioni EUBAM e Irini.

Sebbene l’accordo di cessate il fuoco di ottobre contenesse una clausola per il ritiro dei mercenari e dei combattenti stranieri entro tre mesi, la loro rimozione, a più di quattro mesi dalla scadenza del termine, è ancora in stallo: “La presenza di questi combattenti – ha affermato il diplomatico italiano – aumenta la minaccia terroristica e il rischio di destabilizzazione dei paesi limitrofi, a cominciare dalla regione del Sahel, ponendo così il pericolo di far precipitare la più ampia regione in una spirale di violenza”. Nei giorni scorsi la Francia ha lanciato un piano per rimuovere i combattenti stranieri dalla Libia in un arco di sei mesi a partire dai mercenari siriani sostenuti dalla Turchia, seguiti da quelli sostenuti dalla Russia e dalle truppe regolari turche. La proposta di due pagine, ottenuta dal sito di notizie Politico, sta circolando da diverse settimane tra i diplomatici dei paesi coinvolti e negli ultimi giorni il presidente francese Emmanuel Macron ha presentato l’idea direttamente alle sue controparti negli Stati Uniti e in Turchia. Macron ha discusso il piano con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ai margini del G7 prima di sollevarlo con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan lunedì al vertice della NATO a Bruxelles.

La stabilità della regione del Sahel è cruciale per l’Italia e per l’Unione Europea, date le notevoli ricadute bidirezionali tra l’instabilità del Sahel e quella della più ampia regione del Mediterraneo e del Golfo di Guinea.

Seguendo le priorità incluse nella Strategia italiana per l’Africa, nella Strategia UE per il Sahel e nel Piano d’Azione della Coalizione per il Sahel, il contributo dell’Italia alla stabilità della regione mira a promuovere un adeguato equilibrio tra sicurezza, sostegno civile e aiuto allo sviluppo al fine di rafforzare le capacità delle istituzioni locali di affrontare le sfide locali.

L’Italia ha di conseguenza incrementato negli ultimi anni la sua presenza diplomatica nella regione aprendo nuove Ambasciate in Niger e Burkina Faso, cui seguiranno presto il Mali e, in una fase successiva, il Ciad, non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo permetteranno. L’Italia sta inoltre fornendo assistenza bilaterale alle forze di sicurezza dei paesi del G5 con attività di capacity building e addestramento e sta attualmente rafforzando la sua presenza nella Task Force europea Takuba, con un significativo contributo in termini di truppe e mezzi militari che sono finora focalizzati sull’evacuazione medica. Inoltre, l’Italia è stata un tradizionale contributore della MINUSMA e di tutte le missioni civili e militari dell’Unione Europea nella regione. (@OnuItalia)

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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