ROMA, 26 APRILE – Un “futuro senza malaria” è possibile: lo ha affermato il segretario generale dell’Onu Antonio Guerres in occasione della Giornata internazionale per la lotta alla malaria , che si è celebrata ieri.
Nonostante la pandemia di COVID-19 e le molteplici crisi che ha scatenato, un numero crescente di paesi si sta avvicinando e sta raggiungendo il tragiardo dell’eliminazione della malaria, ha detto il capo dell’Onu ringraziando e ”lodando tutti i Paesi che hanno raggiunto l’ambizioso obiettivo della malaria zero…Insieme stanno mostrando al mondo che un futuro senza malaria è possibile”.
Secondo l’Onu i paesi con malaria zero hanno raggiunto le persone a rischio con i servizi necessari, dalla prevenzione al rilevamento e al trattamento, indipendentemente dalla cittadinanza o dalle condizioni economiche: “Finanziamenti sostenuti, sistemi di sorveglianza e impegno della comunità sono stati la chiave del successo”, ha aggiunto.
Tuttavia, sebbene questi risultati meritino di essere celebrati, è importante ricordare i milioni di persone in tutto il mondo che continuano a soffrire e a morire di questa malattia mortale.
Ogni anno la malaria uccide oltre 400.000 persone, principalmente bambini piccoli in Africa. E ogni anno si registrano più di 200 milioni di nuovi casi di questa malattia. Con un forte impegno politico, investimenti adeguati e il giusto mix di strategie, “la malaria può essere sconfitta”, ha ribadito il segretario generale dell’Onu.
I numeri
Tra il 2000 e il 2019, il numero di paesi con meno di 100 casi indigeni di malaria è aumentato da sei a 27, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo la quale questo è “un forte indicatore” che l’eliminazione della malaria è a portata di mano. Anche l’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità ha lodato i paesi che lo hanno già fatto, affermando che questi ”Forniscono ispirazione a tutte le nazioni che stanno lavorando per eliminare questa malattia mortale e migliorare la salute e i mezzi di sussistenza delle loro popolazioni”.
Nel 2019 l’Africa ha registrato il 94% di tutti i casi di malaria e decessi in tutto il mondo, con oltre la metà di tutti i casi che si verificano in cinque paesi: Nigeria, il 27%; Repubblica Democratica del Congo, 12%; Uganda e Niger, 5% ciascuno; Mozambico, il 4 per cento,-
Nello stesso periodo, circa il tre per cento dei casi di malaria è stato segnalato nel sud-est asiatico e il due per cento nella regione del Mediterraneo orientale.
Le Americhe e la regione del Pacifico occidentale rappresentavano ciascuna meno dell’uno per cento di tutti i casi.
Certificazione della malaria zero
La certificazione dell’eliminazione della malaria è il riconoscimento ufficiale da parte dell’OMS dello status di ‘indenne da malaria’ di un paese, che viene concesso quando uno Stato ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la catena di trasmissione della malaria indigena è stata interrotta a livello nazionale per almeno tre anni consecutivi.
Dopo 50 anni di solido impegno da parte del governo e del popolo del Salvador per porre fine alla malattia, a febbraio è diventato il primo paese dell’America centrale a ricevere la distinzione. Nel frattempo la Cina, che ha registrato zero casi indigeni nel 2016 ed è rimasta senza malaria fino ad oggi, ha fatto domanda l’anno scorso per la certificazione dell’OMS.