ROMA, 24 FEBBRAIO – “L’Italia onorerà l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci con i funerali di Stato”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, riferendo prima alla Camera e poi al Senato sull’agguato al convoglio del WFP nella Repubblica Democratica del Congo. Di Maio ha detto anche che al WFP e all’Onu l’Italia “ha chiesto formalmente l’apertura di un’inchiesta che chiarisca l’accaduto, le motivazioni alla base del dispositivo di sicurezza utilizzato e in capo a chi fossero le responsabilità di queste decisioni. Abbiamo anche spiegato che ci aspettiamo, nel minor tempo possibile, risposte chiare ed esaustive”.
Un lungo applauso in memoria delle due vittime ha preceduto l’inizio
dell’intervento del Ministro alla Camera. “E’ stato straziante accogliere, a fianco del premier Draghi e dei familiari, le salme dei nostri due connazionali, vittime del vile agguato che ha stroncato le loro giovani vite e sconvolto quelle dei loro cari”, ha detto Di Maio, che ha riferito di una telefonata con il ministro degli Esteri congolese il giorno stesso dell’accaduto: “Le ho subito sottolineato la necessità di fare piena luce sulle dinamiche e le responsabilità dell’attentato. Le autorità di Kinshasa hanno assicurato piena collaborazione con la magistratura italiana. Il presidente congolese, che ha reso visita alla vedova del nostro ambasciatore, ha condannato ‘con la più grande fermezza’ l’attacco”.
Di Maio ha quindi ricostruito le dinamiche dell’agguato del 22 febbraio quando, “tra le 10 e le 11 locali, il convoglio è stato attaccato da uomini dotati di armi leggere, verosimilmente presso Kibumba, a circa 25 km da Goma. In base alle prime ricostruzioni, che devono essere sottoposte al vaglio degli inquirenti, la prima autovettura del convoglio del WFP, su cui viaggiavano le vittime, sarebbe stata oggetto di colpi di arma da fuoco”.
Il gruppo, formato da 6 elementi, avrebbe costretto i mezzi a fermarsi ponendo ostacoli sulla strada e sparando alcuni colpi in aria. Il Governatore del Nord-Kivu ha confermato che i sei assalitori, dopo aver sparato colpi in aria e bloccato il convoglio, hanno ordinato ai passeggeri di scendere dai veicoli. Il rumore degli spari ha allertato i soldati delle Forze Armate congolesi e i ranger del parco Virunga che, trovandosi a meno di un chilometro di distanza, si sono diretti verso il luogo dell’evento. “Il governatore ha aggiunto che per costringere le loro vittime a lasciare la strada ed entrare nella boscaglia, gli assalitori hanno ucciso l’autista del WFP Mustapha Milambo”, ha detto Di Maio.
Gli assalitori , sempre secondo la ricostruzione del ministro – avrebbero poi condotto il resto della delegazione nella foresta. Poco distante dal luogo dell’evento era appunto presente una pattuglia di ranger dell’Istituto Congolese per la Conservazione della Natura, di stanza presso il vicino parco di Virunga e un’unità dell’Esercito, che avrebbero cercato di recuperare i membri del convoglio. Nelle fasi immediatamente successive, nel momento in cui la pattuglia di ranger ha intimato agli assalitori di abbassare le armi, questi ultimi avrebbero aperto il fuoco contro il militare dei carabinieri, uccidendolo, e contro l’ambasciatore italiano, ferendolo gravemente. La pattuglia di ranger e l’Unità dell’Esercito successivamente avrebbero evacuato l’ambasciatore italiano presso l’ospedale Monusco di Goma, dove sarebbe avvenuto il decesso a causa delle ferite riportate nell’attacco. “A riguardo, si specifica inoltre che il responsabile del convoglio avrebbe negoziato con gli assalitori per allontanarsi dall’area e portare i feriti in una zona sicura”, ha detto Di Maio.
Con la Rdc classificata dalla Farnesina come zona ad alta minaccia, l’ambasciata a Kinshasa è dotata di due vetture blindate, con le quali l’Ambasciatore Attanasio si spostava in città e per missioni nel Paese, sempre accompagnato da almeno un carabiniere. La sicurezza dell’Ambasciata – ha riferito Di Maio – è assicurata da due Carabinieri in missione quadriennale, ai quali si aggiungono due carabinieri in missione di tutela che si alternano regolarmente per periodi di 180 giorni. Il Carabiniere Vittorio Iacovacci rientrava in questa seconda tipologia e per questo aveva accompagnato l’Ambasciatore nella missione Onu a Goma e aveva con sé la pistola di ordinanza.
Di Maio ha tenuto a chiarire che Kinshasa e Goma sono distanti circa 2.500 km e che dunque l’ambasciatore e il carabiniere si sono quindi affidati al protocollo delle Nazioni Unite, che li ha presi in carico fin da Kinshasa, su un aereo della missione Onu Monusco. “In qualità di Capo Missione, l’Ambasciatore Luca Attanasio aveva piena facoltà di decidere come e dove muoversi all’interno del Paese. La missione si è svolta su invito delle Nazioni Unite. Quindi, anche il percorso in auto si è svolto nel quadro organizzativo predisposto dal Programma alimentare mondiale. Per questo, ha aggiunto Di Maio, questo ho immediatamente chiesto al WFP a Roma e alle Nazioni Unite, interessando direttamente il Segretario Generale Antonio Guterres, di fornire un rapporto dettagliato sull’attacco al convoglio del Pam”.
Sulla dinamica dell’agguato sono in corso accertamenti anche da parte della Procura della Repubblica di Roma: Una squadra dei nostri carabinieri del Ros, su delega della Procura, si è già recata a Goma per una prima missione investigativa. Mi risulta che ne seguiranno altre”. Di Maio ha quindi spiegato che “ai nostri caduti dobbiamo prima di tutto la verità. Ma il miglior modo di onorare la loro memoria è anche continuare a rafforzare la nostra attenzione politica nei confronti del continente africano, nella quale Luca credeva fortemente, con passione e dedizione. All’Africa aveva dedicato gran parte della sua carriera diplomatica, e anche il suo personale impegno a sostegno dei più deboli, con le attività di volontariato promosse attraverso l’Ong Mama Sofia fondata proprio a Kinshasa dalla moglie Zakia”. (@OnuItalia)