ROMA, 12 FEBBRAIO – ”Una strategia autolesionista che costerà vite e mezzi di sostentamento e darà al virus ulteriore opportunità di mutare, eludere i vaccini e minacciare la ripresa economica globale”: è la dura denuncia che in una nota congiunta OMS e Unicef accompagna il dato che delle 128 milioni di dosi di vaccino somministrate finora, oltre i tre quarti sono andate a soli 10 paesi che rappresentano il 60% del Pil mondiale. Ad oggi, in circa 130 paesi deve essere ancora somministrata una singola dose di vaccino.
OMS e Unicef chiedono pertanto “ai leader di guardare oltre i propri confini e attuare una strategia di vaccinazione che possa porre veramente fine alla pandemia e limitare le varianti del virus”. Gli operatori sanitari, affermano, sono stati in prima linea nella pandemia nei contesti a basso e medio reddito e dovrebbero essere protetti per primi in modo che possano proteggere noi. I paesi che partecipano al Covax (il programma dell’OMS per l’ccesso ai vaccini) si stanno preparando a ricevere e utilizzare i vaccini. Manca però una fornitura equa.
Per assicurare che cominci la distribuzione del vaccino in tutti i paesi è assolutamente necessario che i governi che hanno vaccinato i propri operatori sanitari e la popolazione a più alto rischio di malattie gravi condividano i vaccini attraverso Covax. E’ inoltre importante che l’Access to Covid-19 Tools Accelerator e Covax, il suo pilastro per i vaccini, siano pienamente finanziati in modo che i fondi e il supporto tecnico siano disponibili per i paesi a basso e medio reddito.
I produttori di vaccini – sostengono le agenzie dell’Onu – devono distribuire equamente le limitate forniture di vaccini; condividere informazioni sulla sicurezza, l’efficacia e la produzione, come priorità, con l’Oms per il controllo dei regolamenti e delle politiche.
Il Covid-19, concludono nella nota Oms e Unicef, “ha mostrato che i nostri destini sono fortemente connessi. Che vinciamo o perdiamo, lo faremo insieme”.