SANA’A/ADEN/ROMA/NEW YORK/GINEVRA, 12 FEBBRAIO – L’Onu prevede che nel 2021 quasi 2,3 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffriranno di malnutrizione acuta nello Yemen. È l’allarme lanciato in un comunicato congiunto da quattro agenzie delle Nazioni Unite, secondo le quali 400 000 di questi bambini presenteranno una forma grave di malnutrizione acuta che, se non trattata con urgenza, potrà causarne la morte.
I nuovi dati, che segnano un incremento rispettivamente del 16 percento e del 22 percento dal 2020, sono contenuti nell’ultimo rapporto ‘Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC) Malnutrizione acuta’, pubblicato da FAO, UNICEF, WFP, OMS e da altri partner. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno inoltre riferito che questi tassi di malnutrizione acuta grave sono i più alti registrati nello Yemen dal 2015, anno in cui è iniziata l’escalation del conflitto.
La malnutrizione compromette lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini, soprattutto nei primi due anni di vita. Perlopiù si tratta di danni irreversibili, che concorrono a perpetuare malattie, povertà e disuguaglianze. Prevenire la malnutrizione e ovviare alle sue devastanti ripercussioni significa garantire innanzitutto una buona salute materna. Le previsioni, tuttavia, parlano di circa 1,2 milioni di donne in gravidanza o in allattamento che nel 2021 verseranno in uno stato di malnutrizione acuta nello Yemen.
Anni di conflitto armato e di crisi economica, a cui si sono aggiunti la pandemia COVID-19 e un grave deficit di finanziamenti a sostegno dei piani di risposta umanitaria, hanno fatto crescere i livelli di insicurezza alimentare, spingendo le comunità ormai esauste sull’orlo del baratro. Molte famiglie sono costrette a ridurre la quantità di cibo o la qualità della propria alimentazione e, in alcuni casi, non hanno altra scelta se non rinunciare a entrambe. Nello Yemen la malnutrizione acuta tra i bambini piccoli e le madri è andata aumentando di anno in anno dallo scoppio del conflitto ed è deteriorata in maniera significativa nel 2020, a causa degli elevati tassi di morbilità di condizioni come la diarrea, le infezioni delle vie respiratorie e il colera, nonché dei crescenti livelli di insicurezza alimentare. Tra i governatorati più colpiti si annoverano quelli di Aden, Al Dhale, Hajjah, Hodeida, Lahj, Taiz e della stessa capitale Sana’a, nei quali si prevede di registrare oltre la metà dei casi di malnutrizione acuta attesi nel 2021.
Oggi lo Yemen è, per un bambino, uno dei luoghi più pericolosi al mondo in cui crescere. Il paese è contrassegnato da elevati tassi di malattie trasmissibili, un accesso limitato alle vaccinazioni di routine e ai servizi sanitari per l’infanzia e le famiglie, pratiche di alimentazione subottimali per lattanti e bambini piccoli, e sistemi sanitari e igienici inadeguati. Nel frattempo, il già fragile sistema sanitario è alle prese con gli effetti collaterali della pandemia COVID-19, che ne ha prosciugato le limitate risorse riducendo ulteriormente il numero dei pazienti che chiedono assistenza medica. Per la gravissima situazione in cui si trovano i bambini in tenera età e le madri nello Yemen qualsiasi interruzione dei servizi umanitari, dalla sanità ai servizi idrici, dai servizi igienico-sanitari all’alimentazione, dall’assistenza alimentare agli aiuti alla sussistenza, rischia di deteriorare ulteriormente lo stato di salute di questa fascia della popolazione.
La risposta umanitaria continua a essere sottofinanziata a livelli critici. Nel 2020 il piano di risposta umanitaria ha ricevuto 1,9 miliardi di USD dei 3,4 miliardi di USD necessari.