ROMA, 22 DICEMBRE – Sono quasi 2.000, per la precisione 1.930, i funzionari italiani che nel 2019 lavoravano presso le organizzazioni internazionali che fanno capo alle Nazioni Unite: 452 di questi al Palazzo di vetro, pari al 3,6 per cento dell’organizzazione. Lo rivela “Il Maeci in Cifre”, l’annuario statistico della Farnesina 2020 pubblicato in questi giorni online e che documenta, come negli anni passati, l’impegno del Ministero degli Esteri a servizio dell’Italia nel mondo.
Molte donne a UNHCR, UNICEF, IOM
Sono considerati funzionari coloro che sono inquadrati nei livelli P1-P5 e D1-D2 del sistema delle Nazioni Unite o equivalenti. Dei 452 italiani al Palazzo di vetro, 222 sono donne: quasi la meta’ del totale. Sotto il profilo di genere l’Annuario riscontra una prevalenza di funzionarie donne soprattutto all’interno di UNHCR, UNICEF e IOM. Altri dati: erano 245 l’anno scorso i funzionari in servizio nel polo alimentare romano tra FAO (50), IFAD (61) e WFP (134). Con 196 funzionari l’UNHCR e’ l’organizzazione al secondo posto dopo l’Onu per numero di presenze italiane nei quadri. Seguono, con 195 unita’, il Tribunale Internazionale per la ex Yugoslavia e l’UNICEF (174 di cui 104 donne). UNHCR, tra l’altro, e’ a guida italiana con l’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi. 136 italiani lavorano allo IOM.
Sempre a Ginevra ci sono 48 italiani all’ILO e 84 all’OMS. Ottantadue i funzionari italiani dell’UNESCO, mentre a Vienna sono in 48 all’AIEA, 21 all’UNIDO e 44 all’UNODC.
Specchio del ruolo dell’Italia nel mondo
“Questo annuario statistico presenta una fotografia della rete degli Esteri e allo stesso tempo mostra, come in uno specchio, il ruolo che l’Italia riesce a svolgere a livello mondiale”, ha spiegato nella prefazione il Segretario Generale della Farnesina, Ambasciatrice Elisabetta Belloni. “Viviamo in un mondo di reti – ha aggiunto – Il MAECI, con i suoi 301 uffici distribuiti in 128 Paesi del mondo, è probabilmente l’Amministrazione Pubblica che ha più familiarità con l’importanza e il potenziale che una rete può esprimere, soprattutto in un contesto complesso e competitivo come quello delle relazioni internazionali”. (@OnuItalia)