ROMA, 23 LUGLIO – La fondazione COOPI – Cooperazione internazionale, attiva da 55 anni nella cooperazione allo sviluppo e nell’aiuto umanitario nei paesi più poveri al mondo, ha avviato un’indagine per comprendere gli effetti del COVID-19 sulla sicurezza alimentare delle comunità in cui opera, per essere in grado di elaborare interventi capaci di preservare i mezzi di sussistenza, contribuendo al contempo alla ripresa delle comunità e allo sviluppo economico a lungo termine.
L’indagine si compone di un’analisi del contesto nazionale e di un questionario. Nella prima parte, per tracciare un quadro generale della
situazione economica di ciascun paese target, COOPI sta effettuando una
ricerca compilativa, basata sui rapporti dell’OCHA (Ufficio per il Coordinamento delle Emergenze della Nazioni Unite), del PAM (Programma
Alimentare Mondiale), della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per
l’Alimentazione e l’Agricoltura), dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), dei gruppi di lavoro del Global Food Security Cluster COVID-19 e altri.
Nella seconda parte, per indagare la situazione delle comunità target in
termini di consumo di cibo, accesso al cibo e mezzi di sussistenza,
COOPI sta conducendo un questionario in nove Paesi d’intervento, sei dei
quali considerati dalla Comunità internazionale tra i più a rischio di
tracollo economico: Repubblica Democratica del Congo, Niger, Mali,
Nigeria, Etiopia, Iraq, Bolivia, Ecuador, Guatemala. Nell’arco di 3
mesi, per 3 volte, COOPI somministrerà telefonicamente il questionario a
200-250 beneficiari in media per paese, per rilevare la situazione
precedente al COVID, la situazione attuale e i cambiamenti intercorsi
nel lasso di tempo.
Il campione è costruito per essere rappresentativo della situazione; pertanto, in ogni paese l’indagine si concentrerà su un’area omogenea in
relazione alle caratteristiche socioeconomiche (urbane, periurbane e rurali).
La pandemia COVID-19 sta colpendo direttamente i sistemi alimentari,
incidendo sia sull’offerta che sulla domanda alimentare: la riduzione della capacità di produrre e distribuire cibo, unita alla diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori, sta compromettendo l’accesso delle persone a fonti di cibo sufficienti/diverse e nutrienti, soprattutto nei paesi colpiti dal virus o già colpiti da livelli elevati di insicurezza alimentare.
Con l’imposizione di restrizioni alla circolazione, i piccoli agricoltori che producono per l’esportazione hanno perso l’accesso ai mercati globali; le catene di approvvigionamento degli input agricoli – come sementi, fertilizzanti e insetticidi – e del bestiame sono fortemente colpite; l’accesso ai terreni agricoli è limitato; il trasporto delle merci verso gli impianti di lavorazione e/o i mercati è compromesso. Di conseguenza, la produzione, la capacità di raccolta, l’accesso dei lavoratori informali ai salari sono ridotte.
Le conseguenze della pandemia SARS Covid-19 non si misurano dunque solo a livello di morbilità e mortalità, ma anche a livello di tenuta
socioeconomica. Le misure di contenimento e di distanziamento sociale
adottate per rallentare la diffusione del virus hanno causato un
rallentamento della produzione e una riduzione dei consumi. La vita e il
sostentamento di milioni di persone – soprattutto quelle che vivono in Paesi in crisi umanitaria – sono (e saranno) pesantemente colpite.
I governi e gli attori umanitari concordano tutti sul fatto che nei prossimi 12/18 mesi la risposta socioeconomica sarà una delle componenti critiche della risposta COVID-19. Per informare e adattare le azioni per uscire dalla crisi e garantire che nessuno rimanga indietro in questo sforzo, è fondamentale valutare gli impatti della crisi COVID-19 sulle società, le economie e i gruppi vulnerabili. (@OnuItalia)