ROMA, 22 MAGGIO – Il Centro Astalli di Roma ha presentato il Rapporto annuale 2020: uno strumento per capire attraverso dati e statistiche quali sono le principali nazionalità degli oltre 20mila rifugiati e richiedenti asilo assistiti, di cui 11mila a Roma; quali le difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione.
La nuova fotografia delle condizioni dei rifugiati e dei richiedenti asilo che si rivolgono alla sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS, è stata presentata ieri sul canale Youtube dell’Associazione con il titolo ”Rapporto annuale 2020 – Attività e servizi del Cntro Astalli”.
Come ogni anno, il Centro Astalli redige un rapporto su coloro che hanno trovato assistenza nell’ultimo anno presso le sue strutture presenti in tutto il paese. Il Rapporto 2020 descrive il Centro Astalli come una realtà che, grazie agli oltre 500 volontari che operano nelle sue 7 sedi territoriali (Roma, Catania, Palermo, Grumo Nevano-NA, Vicenza, Trento, Padova), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia.
Il quadro che ne emerge rivela quanto oggi sia alto il prezzo da pagare in termini di sicurezza sociale per non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti. E mostra come le politiche migratorie, restrittive, di chiusura – se non addirittura discriminatorie – che hanno caratterizzato l’ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’intera società più vulnerabile.
Il Rapporto annuale 2020 descrive il Centro Astalli come una realtà che, grazie agli oltre 500 volontari che operano nelle sue 7 sedi territoriali (Roma, Catania, Palermo, Grumo Nevano-NA, Vicenza, Trento, Padova), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia.
Ad arricchire la pubblicazione di quest’anno c’è l’inserto fotografico ”Rifugiati: ai confini dell’umanità’‘ con gli scatti di Francesco Malavolta. Un racconto fatto di immagini di migranti lungo le rotte del Mediterraneo: salvataggi in mare, fatica, viaggi in cerca di salvezza, di uomini e donne che ci portano in dono il coraggio e la speranza in un futuro insieme. Le foto sono commentate da Alessandro Bergonzoni, Melania Mazzucco, Luciano Manicardi.
La presentazione del Rapporto si è aperta con un videomessaggio augurale da parte del Ministero degli Interni, rappresentato dal sottosegretario Achille Variati il quale ha sottolineato l’importanza del lavoro di accoglienza svolto dal Centro, soprattutto in un periodo di crisi sanitaria come quello che stiamo attraversando. Il presidente del Centro, padre Camillo Ripamonti ha affermato che ”la vera emergenza non sono gli arrivi ma le troppe persone che abbandoniamo alle frontiere esterne dell’Europa … Rabbrividiamo ogni giorno ascoltando i numeri della pandemia, eppure a ben vedere nella sola Siria tra rifugiati e morti nella guerra che imperversa da ormai 9 anni si sono raggiunti gli stessi numeri dell’intero scenario mondiale causato dal Covid-19”.
Su questo tema è intervenuto anche il Cardinale Mario Zenari, da 11 anni rappresentante del Papa in Siria, che ha parlato della ‘Via Dolorosa’ che 12 milioni di siriani (circa la metà della popolazione), devono ‘percorrere’ ogni giorno; si tratta della catastrofe umanitaria provocata dall’uomo più grave dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Una catastrofe che però viene troppo spesso dimenticata e, come affermato da Papa Francesco, avvolta da una coltre di silenzio.
Ripamonti ha poi parlato delle criticità e delle problematiche, evidenziate dai dati raccolti nel Rapporto, causate dall’entrata in vigore dei Decreti Sicurezza del 2019. ”In tutti i servizi – ha osservato – si sono fatti sentire gli effetti dell’entrata in vigore dei Decreti Sicurezza, non tanto sul numero delle persone che abbiamo assistito ma sulla loro vita che è divenuta sempre più precaria”. La rigidità legale e il sovraccarico burocratico delle procedure da seguire per l’ottenimento del permesso di soggiorno hanno spinto molti migranti in una condizione sempre peggiore di precarietà e invisibilità.
L’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha evidenziato che ‘‘oggi le persone in fuga dai e nei propri Paesi e altri che soffrono forme diverse di esilio forzato sono più di 70 milioni. Una terribile cifra che continua ad aumentare anno dopo anno. Per non parlare dei milioni di apolidi privati del diritto alla cittadinanza”. Grandi ha sottolineato come la Comunità Internazionale non riesca ancora a trovare soluzioni efficaci per risolvere conflitti e crisi che portano queste persone a fuggire e cercare sicurezza lontano dalle proprie terre. L’emergenza Covid-19 ha reso la situazione ancora più drammatica: ”Il 90% dei rifugiati vive in paesi dove le strutture sanitarie sono fragilissime […] l’impatto sanitario del Covid-19, se dovesse propagarsi in modo esponenziale anche in questi paesi, sarebbe catastrofico”, ha concluso GRandi.