SHAMA, 5 MARZO – I cento giorni della Brigata Granatieri. Nel Libano Meridionale, Sector West una Joint Task Force articolata sulla struttura della Brigata Granatieri di Sardegna opera su un’area di 1750 chilometri quadrati. Il contingente è qui da più di tre mesi impegnandosi perché la risoluzione delle Nazioni Unite 1701 abbia la giusta applicazione pratica e sia assolutamente rispettata. Ne da’ notizia una nota stampa di UNIFIL.
I peacekeeper italiani si muovono in un contesto internazionale dove UNIFIL si compone di 45 nazioni, il Sector West, al comando del Generale di Brigata Diego Filippo Fulco con le sue 15 nazioni e i suoi 3800 uomini è l’area di operazioni più vasta.
Sforzo principale è il controllo e la sicurezza della Blue Line, che nell’area di responsabilità si estende per circa 50 chilometri e comprende 8 delle 13 reservations areas, aree sottoposte tutt’oggi a dispute di frontiera tra Israele e il Libano. Per assolvere il compito sono state svolte più di 25000 attività operative, circa 250 al giorno. Attività che non conoscono soluzione di continuità, diurne e notturne, non hanno limitazioni dettate dalla situazione meteorologica, spesso condotte assieme ai colleghi stranieri.
Oltre il 20% delle attività di pattugliamento nel settore viene condotto in stretto coordinamento con le Lebanese Armed Forces (LAF), con le quali coesistono rapporti operativi e addestrativi. Più di 110 corsi sono stati condotti a supporto dell’esercito libanese su argomenti come tecniche e procedure di pattugliamento motorizzato, pattugliamento
appiedato, procedure di risposta ad un atto ostile, trattamento feriti ed evacuazione medica, procedure di counter-IED (Improvised Explosive Device), operazioni in ambiente urbano.
Altro pilastro su cui si basa il lavoro dei militari del Sector West è quello del CIMIC, la cooperazione Civile-Militare. Moltissime, oltre 500 le attività sanitarie, 77 le donazioni, 20 le inaugurazioni di opere pubbliche e più di 230 attività con le municipalità; numeri
con cui si è reso reale e tangibile il supporto alla popolazione.
“I risultati finora raggiunti contribuiscono a rafforzare l’immagine del soldato italiano”, afferma la nota: “Professionale, capace, preparato, ma soprattutto dotato di una innata empatia che gli permette di essere accettato e di valutare nel miglior modo possibile situazioni e
circostanze. Caratteristica inestimabile in uno scenario operativo dai delicati equilibri come quello libanese”. (@OnuItalia)