ROMA, 20 FEBBRAIO – Un protocollo d’intesa per coinvolgere il mondo dello sport nel lavoro della cooperazione italiana e per promuovere l’inclusione, è stato firmato alla Farnesina alla presenza del segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni e dei Campioni del Mondo 2006 Simone Perrotta e Gianluca Zambrotta.
L’intesa tra il Ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo-AICS e l’Associazione Italiana Calciatori-AIC, è una ”felice intuizione che nasce dall’idea di coinvolgere il mondo del sport anche negli obiettivi e nelle priorità della nostra cooperazione”, ha spiegato Belloni secondo cui lo sport – e in particolare il calcio, così diffuso nel mondo – si può considerare come ‘valore aggiunto’ e come ”strumento per avvicinare altre realtà, altri popoli”. Lo sport resta inoltre uno strumento di sana crescita psicofisica dei bambini e deve diventare un mezzo di integrazione e inclusione sociale nelle iniziative della Cooperazione.
Il segretario generale ha anche sottolineato l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato ed anche con la società civile rappresentata in questo caso da Giampaolo Silvestri dall’Asvi, già partner della cooperazione e dell’associazione calciatori, per giungere ad ”un frutto così significativo come quello di un intervento a favore di chi ha più bisogno di noi”.
Il primo progetto sarà realizzato ad Aqaba, in Giordania, dove già dalla prossima settimana i campioni del mondo Simone Perrotta e Gianluca Zambrotta e i tecnici AIC formeranno tecnici provenienti dai campi profughi, coinvolgendo i bambini del posto in attività sportive.
Alla cerimonia della firma hanno partecipato anche Luca Maestripieri, direttore dell’Agenzia della Cooperazione (Aics), dal direttore generale Giorgio Marrapodi per la Farnesina, Gioia Masia per il calcio femminile e da Damiano Tommasi, Presidente dell’Aic, il quale ha ricordato il modello formativo messo in campo dalla Associazione dei calciatori professionisti per le scuole che promuove un altro tipo di calcio, rispetto a quello che tende unicamente alla ricerca del campione. Questa esperienza si è poi allargata all’Europa e all’Africa dove in Uganda c’e’ stato l’incontro con l’Avsi, associazione attiva in quel paese da 30 anni. Oltre alla costruzione di campi di calcio l’associazione ha portato sul posto anche allenatori per formare gli educatori locali.