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Unicef: 2010-2019, si chiude un decennio letale per l’infanzia nel mondo

ROMA, 3 GENNAIO – L’Unicef ha definito ‘letale’ per l’infanzia nel mondo il decennio che si è appena chiuso: i bambini continuano infatti a pagare un prezzo altissimo ai conflitti che imperversano in tutto il mondo. Dal 2010 a oggi le Nazioni Unite hanno verificato oltre 170.000 gravi violazioni contro l’infanzia nelle zone di conflitto, una media di oltre 45 violazioni al giorno nell’arco degli ultimi 10 anni. Il numero di paesi in guerra è il più alto da quando esiste la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989), con decine di conflitti armati che uccidono o menomano i bambini e li costringono a fuggire dalle proprie case.

”I conflitti nel mondo durano più a lungo, provocano un sempre maggiore spargimento di sangue e la perdita di giovani vite” sottolinea Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF. ”Gli attacchi contro l’infanzia continuano indisturbati, mentre le parti in conflitto violano una delle regole più basilari del diritto umanitario in tempo di guerra: la protezione dei bambini. E per ogni atto di violenza contro i bambini che finisce sulle prime pagine dei giornali e genera sdegno, ce ne sono molti altri che non vengono neppure segnalati”.

Nel 2018 – ultimo anno per il quale si hanno dati completi e definitivi – l’ONU aveva verificato oltre 24.000 violazioni gravi contro i bambini: uccisioni, mutilazioni, violenze sessuali, rapimenti, diniego di accesso per gli operatori umanitari, arruolamento di minori, attacchi bellici contro scuole e ospedali. Anche a seguito del miglioramento dei meccanismo di monitoraggio e segnalazione, il numero degli episodi è di oltre due volte e mezzo più alto rispetto a quello registrato nel 2010. Sempre nel 2018, più di 12.000 bambini e ragazzi sotto i 18 anni sono stati uccisi o feriti in questi paesi. Il ricorso continuo e indiscriminato a bombardamenti aerei e ad ordigni esplosive quali mine, mortai, razzi, bombe a grappolo, ordigni artigianali o attacchi di artiglieria, è il principale responsabile del bilancio delle vittime tra i bambini.

E nel 2019 bombardamenti e violenze non sono certamente diminuiti. Nella prima metà di quest’anno le Nazioni Unite hanno verificato oltre 10.000 violazioni gravi contro l’infanzia (i numeri reali potrebbero essere molto più alti).

Dodici mesi di violazioni
A gennaio violenze, sfollamento e condizioni climatiche estreme hanno provocato la morte di almeno 32 bambini nel nord-est della Siria.
A febbraio si sono verificati diversi attacchi contro i Centri per la terapia dell’Ebola nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo, attacchi proseguiti durante tutto l’arco dell’anno.
A marzo oltre 150 civili, fra cui 85 minorenni, sono stati massacrati nel corso di un attacco di natura etnica contro il villaggio di Ogossagou, nella regione di Mopti (Mali), mentre altri 24 bambini sono stati massacrati in un altro attentato a Sobane-Kou.
Ad aprile 14 bambini sono stati uccisi e 16 gravemente feriti da un’esplosione vicino a due scuole a Sana’a, nello Yemen, dove un quinto delle scuole hanno cessato di funzionare per le conseguenze del conflitto in corso.
A maggio l’UNICEF ha chiesto ai governi di far rientrare in patria i bambini e ragazzi con loro cittadinanza o figli di loro cittadini, che si trovano bloccati nei campi profughi o in centri di detenzione nel nord-est della Siria: si tratta di 28.000 minorenni stranieri, appartenenti a ben 60 diverse nazionalità (fra cui circa 20.000 iracheni), per lo più figli di combattenti dell’ISIS o di altre milizie jihadiste.
Nello stesso mese sono riprese le uccisioni e i ferimenti di bambini appartenenti alla minoranza etnica Rohingya nello stato di Rakhine, in Myanmar. A giugno 3 bambini sono stati utilizzati per un attentato suicida che hanno provocato la morte di 30 civili e il ferimento di altri 48 in un locale in cui la folla si era radunata per assistere a una partita di calcio a Konduga, nello Stato del Borno (nord-est della Nigeria).
Nelle prime due settimane di giugno 19 bambini sono stati uccisi e altri 49 sono rimasti feriti nel corso di manifestazioni di protesta nel Sudan.

A luglio circa 50 bambini sono rimasti feriti nel bombardamento di una scuola a Kabul, in Afghanistan. Nello stesso mese, 32 bambini sono stati rilasciati da gruppi armati di opposizione nel Sud Sudan settentrionale, dove l’UNICEF stima che siano migliaia i minorenni tuttora impiegati da gruppi armati.

Ad agosto è stata diffusa la notizia della morte di 44 civili – fra cui 16 bambini e 12 donne – a causa di bombardamenti aerei avvenuti nel nord-ovest della Siria.

A settembre, l’UNICEF ha ricordato che ben 2 milioni di bambini ancora non vanno più a scuola nello Yemen; dove circa metà della popolazione scolastica ha abbandonato gli studi da quando è riesplosa la guerra, nel marzo 2015.

A ottobre, con l’impennata delle ostilità a seguito dell’intervento turco nelle aree del nord-est della Siria sotto controllo curdo, 5 bambini sono stati uccisi e altri 26 sono rimasti feriti. Dati che hanno portato il bilancio complessivo, per i primi 9 mesi dell’anno in Siria, a 657 vittime e 324 feriti tra i bambini e i ragazzi.

A novembre l’UNICEF ha reso noto che 3 anni di violenze e instabilità nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali del Camerun hanno impedito a oltre 855.000 bambini di frequentare la scuola e hanno portato allo sfollamento di 59.000 adolescenti.

All’inizio di dicembre, 5 bambini sono stati uccisi allorché un uomo armato ha aperto il fuoco all’interno di un luogo di culto in Burkina Faso.
Nell’est dell’Ucraina, dove circa 500.000 bambini sono coinvolti da una guerra civile che si protrae ormai da diversi anni, nel solo 2019 sono stati registrati 36 attacchi armati contro edifici scolastici, fra cui una scuola colpita ben 15 volte.
A metà dicembre, l’UNICEF ha ricordato le drammatiche cifre sulla guerra in corso in Afghanistan, dove in media – nei primi 9 mesi di quest’anno – 9 bambini vengono uccisi o feriti gravemente ogni giorno.

Maria Novella Topi
Maria Novella Topihttps://onuitalia.com
Maria Novella Topi è stata a lungo capo servizio della Redazione Esteri dell'Ansa. Tra le sue missioni l'Albania (di cui ha seguito per l'agenzia la caduta del comunismo e le successive rivolte), l'Iraq e la Libia. Ha lavorato per lunghi periodi nell'ufficio di corrispondenza di Parigi. Collabora da Roma a OnuItalia.

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