NEW YORK, 6 DICEMBRE – Integrazione regionale, accesso a energie rinnovabili, promozione del settore privato e investimenti in capitale umano: queste le aree ritenute prioritarie dall’Italia per assistere i paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare (Land-Locked Developing Countries – LLDCs) nel conseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030.
“Sono paesi accomunati da sfide di natura geografica, commerciale e ambientale”, ha detto la Rappresentante Permanente italiana alle Nazioni Unite, Ambasciatrice Mariangela Zappia, ribadendo in Assemblea Generale il suo sostegno all’attuazione del Programma d’Azione di Vienna del 2014 per i paesi LLDC.
“L’accesso all’elettricità e alle energie rinnovabili è un elemento fondamentale per lo sviluppo sostenibile”, ha detto la Zappia: “L’Italia ha una lunga esperienza di collaborazione con questi paesi nel settore delle rinnovabili, soprattutto in Africa, Ad esempio, in Etiopia dove sosteniamo i programmi nazionali per la diversificazione energetica e lo sviluppo del solare, e in Zambia dove, con il coinvolgimento di Enel, contribuiamo al programma ‘Scaling Solar’ della Banca Mondiale”.
L’Ambasciatrice ha inoltre evidenziato l’impegno dell’Italia per il rafforzamento dello stato di diritto e per la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti nei paesi meno sviluppati e l’importanza dell’istruzione e della formazione, con focus su donne e giovani.
I paesi in via di sviluppo senza sbocco al mare sono 32. A cinque anni dal primo piano d’azione che risale al 2014, le Nazioni Unite hanno rinnovato l’accordo che prevede il sostegno a questi Paesi in gran parte dell’Africa,
dell’Asia centrale, del Caucaso e dell’America del sud. “Siamo tutti profondamente consapevoli degli svantaggi geografici che devono affrontare”, ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres sottolineando i progressi compiuti dopo l’adozione nel 2014 del Programma d’azione di Vienna ma ribadendo che occorre fare di piu’.
L’integrazione commerciale dei paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare è bassa e rappresenta meno dell’1% delle esportazioni mondiali, si fa notare all’Onu. Oltre l’80% delle loro esportazioni sono prodotti primari e risorse naturali. Le infrastrutture rimangono inadeguate e gli investimenti diretti esteri hanno continuato a diminuire. E come tutti i paesi, anche quelli in via di sviluppo senza sbocco al mare stanno affrontando le conseguenze sempre più gravi della crisi climatica globale. (@OnuItalia)