ROMA, 26 NOVEMBRE – Il nuovo rapporto dell’Agenzia per l’ambiente dell’Onu, l’Unep, allarma e sconforta: il mondo, afferma lo studio, procede verso un aumento della temperatura di 3,2 gradi dai livelli pre-industriali, con il sempre maggiore rischio di eventi climatici distruttivi. Nonostante i protocolli di Kyoto, Parigi ecc, una maggiore consapevolezza, azioni in favore del clima più incisive, le emissioni, ricorda “Emission Gap 2019”, sono aumentate dell’1,5% all’anno nell’ultimo decennio.
Le emissioni globali di gas serra sono salite a 55,3 gigatonnellate di CO2 equivalente nel 2018, e vanno tagliate del 7,6% ogni anno dal 2020 al 2030, per contenere entro fine secolo l’aumento medio della temperatura a 1,5 gradi, come auspicato dall’accordo di Parigi sul clima.
Se si punta a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi, gli Stati devono triplicare i livelli degli obiettivi climatici che vengono aggiornati ogni cinque anni (Nationally Determined Contributions – Ndc). Se invece si punta a +1,5 gradi, gli sforzi devono essere quintuplicati. A novembre 2020, in occasione della Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima (Cop26) che si terrà a Glasgow, in Gran Bretagna, i Paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi dovranno indicare nuovi ulteriori impegni di riduzione dei gas serra da raggiungere entro il 2030.
Ma il direttore esecutivo dell’Unep, Inger Andersen, avverte che “non si può aspettare” sino alla fine del 2020. Dalle città alle regioni, agli Stati, dai singoli alle piccole comunità, alle aziende, “ciascuno deve agire adesso” tagliando i gas serra quanto più possibile e quanto prima. Altrimenti, rileva Andersen, “l’obiettivo dell’1,5 sarà ormai fuori portata prima del 2030”, perché ogni anno di ritardo oltre il 2020 comporta la necessità di tagli più rapidi, che diventano più costosi, improbabili e poco pratici. I paesi del G20 rappresentano in totale il 78% di tutte le emissioni, ricorda l’Unep, ma solo cinque si sono impegnati a raggiungere zero emissioni entro il 2050.