TRIPOLI, 16 OTTOBRE – Un incontro per discutere dei “modi per riprendere il processo politico in Libia” si è tenuto ieri presso la sede della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) a Tripoli tra l’inviato Onu in Libia, Ghassan Salamé, la suo vice per gli affari politici, Stephanie Williams, e una delegazione di Misurata, la città-Stato che difende Tripoli dall’offensiva dell’Esercito nazionale libico (Lna) del generale Khalifa Haftar.
La delegazione di Misurata comprendeva membri della Camera dei rappresentanti (il parlamento libico che si riunisce nell’est del paese) Suleiman al Faqih e Mohamed al Raid e un membro dell’Alto Consiglio di Stato di Tripoli (organo consultivo che fa da contraltare alla Camera dei rappresentanti), Mohamed al Taib. L’incontro “ha affrontato anche la necessità di procedere con le riforme economiche”, al fine di far ripartire il paese. si legge in una nota della missione.
Sul terreno intanto non si fermano le violenze: tre bambine sono state trovate morte sotto le macerie di una casa a Tripoli colpita in un raid aereo. L’attacco, avvenuto nel sobborgo di Furnaj e attribuito all’aviazione di Haftar, ha scatenato la reazione di condanna del governo di concordia nazionale libico. In una dichiarazione diffusa nelle ultime ore, il Consiglio presidenziale ha dichiarato che l’operazione ha seminato il “terrore tra gli abitanti”. Il governo di Tripoli ha chiesto all’Unsmil di proteggere i civili e sollecitato le organizzazioni internazionali a “documentare questi crimini che violano il diritto umanitario internazionale”.
Anche la missione dell’Onu ha reagito definendosi “sconvolta” da questo attacco e condannandolo “nei termini più forti possibile”. “Ancora una volta – si legge in una nota – i bambini innocenti pagano il prezzo finale”. “L’Unsmil – aggiunge la nota – ribadisce che non starà a guardare mentre si commettono crimini di guerra e si perdono vite innocenti quasi ogni giorno, esortando i Paesi membri e le competenti istituzioni internazionali ad esercitare tutti gli sforzi possibili e a prendere tutte le misure necessarie per mettere fine alle ripetute e flagranti violazioni del diritto umanitario internazionale in Libia“.