ROMA, 11 OTTOBRE – ”Centinaia di migliaia di civili nella Siria settentrionale sono ora in pericolo. I cittadini e le infrastrutture civili non devono rappresentare un bersaglio”: lo ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi in seguito all’escalation del conflitto scatenato dalla Turchia che rischia di causare ulteriori sofferenze e nuovi esodi di massa in quella che è già la più grande crisi di movimento forzato di popolazioni al mondo.
Decine di migliaia di civili si stanno spostando per fuggire ai combattimenti e cercare salvezza. L’UNHCR chiede alle parti di rispettare il diritto umanitario internazionale, anche garantendo accesso alle agenzie umanitarie, che devono poter continuare a svolgere il loro lavoro fondamentale in Siria.
La situazione di coloro che sono stati coinvolti nei combattimenti è aggravata dalle temperature più basse in tutta la regione a causa dell’avvicinarsi della stagione invernale.
L’UNHCR ribadisce inoltre che qualsiasi ritorno dei rifugiati in Siria deve essere volontario, dignitoso e avvenire in sicurezza. Spetta ai rifugiati decidere se e quando desiderano tornare.
Dopo otto anni di conflitto, la Siria rappresenta la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 5,6 milioni di siriani che vivono come profughi nella regione. La Turchia ne ospita più di 3,6 milioni, il che la rende il Paese che ospita più rifugiati al mondo. Inoltre, più di 6,2 milioni di persone sono sfollate all’interno della Siria secondo le stime delle Nazioni Unite.
L’agenzia dell’Onu ricorda che sostiene i rifugiati siriani, gli sfollati interni e i paesi ospitanti dall’inizio della crisi nel 2011 e continuerà a fornire protezione e assistenza salvavita a chi ne ha bisogno, per la maggior parte donne e bambini.
”Mentre l’esercito turco comincia ad attaccare le forze curde nel nordest della Siria, è fondamentale che tutte le parti coinvolte rispettino il diritto internazionale umanitario, evitando tra l’altro di compiere attacchi contro civili e obiettivi civili così come attacchi indiscriminati e sproporzionati”, ha fatto eco Lynn Maalouf, direttrice per le ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International, ha commentando l’ingresso delle forze turche nel nordest della Siria per allontanare dai propri confini le forze curde sostenute dagli Usa.
Secondo un portavoce del governo della Turchia, gli Usa hanno dato via libera a un’offensiva contro le forze curde allo scopo di stabilire una ‘zona di sicurezza’ ampia 32 chilometri lungo il confine, allo scopo di trasferirvi dalla Turchia milioni di rifugiati siriani.
”Come in altre parti della Siria, la popolazione civile nel nordest del paese ha già subito le conseguenze di varie offensive militari, che hanno prodotto sfollamenti a ripetizione e dato luogo a condizioni di vita durissime. La Turchia è obbligata, ai sensi del diritto internazionale umanitario, a prendere tutte le misure possibili per proteggere i civili e assicurare il passaggio degli aiuti umanitari. Ai civili che vogliano allontanarsi dalle zone di conflitto devono essere assicurati percorsi sicuri”.
Secondo le Nazioni Unite, gli aiuti umanitari forniti dalle sue agenzie riguardano attualmente 700.000 persone che si trovano nel nordest della Siria, su un totale di un milione e 700.000 residenti. Lo scorso anno Amnesty ha denunciato attacchi indiscriminati da parte dell’esercito turco e dei gruppi armati alleati e anche, sebbene in misura minore, da parte delle forze curde nelle città di Afrin e Azaz, a nord di Aleppo, in cui sono state uccise decine di civili.