MAIDUGURI, 31 LUGLIO – Se per l’Onu 821 milioni di persone nel mondo soffrono ancora la fame e oltre 2 miliardi non hanno accesso regolare al cibo, in questo momento in particolare in molti paesi dell’Africa sub-sahariana, come la Nigeria, decine di milioni di persone sono allo stremo a causa di conflitti regionali o di siccità sempre più prolungate, che impediscono l’accesso a cibo e a mezzi di produzione.
”La crisi nella regione del Nord Est della Nigeria” – dice la dottoressa Faith Kendi, responsabile medico INTERSOS basata a Maiduguri – si è ulteriormente aggravata. La comunità internazionale non può permettersi di sprecare un solo momento in più”.
Ormai al decimo anno, il conflitto fra gruppi armati nello Stato del Borno continua a stravolgere la vita di decine di migliaia di civili, costretti ad abbandonare i propri villaggi senza alcun mezzo di sostentamento per raggiungere zone più sicure.
Da gennaio di quest’anno altre 135.000 persone sono state costrette a lasciare le proprie case aggiungendosi agli altri 7 milioni che hanno bisogno di assistenza umanitaria nel Nord Est del paese, dove INTERSOS ha intensificato le sue operazioni. Sono 3 milioni coloro che vivono in condizioni di insicurezza alimentare e più di un milione di bambini soffre di malnutrizione.
”Ogni giorno – racconta Kendi – nei tre centri medici dislocati nel territorio del Borno accogliamo decine di persone allo stremo delle forze. Ma tantissime sono quelle che raggiungiamo lì dove si trovano, grazie ai nostri volontari di comunità. Durante gli attacchi dei gruppi armati le persone si spingono all‘interno della boscaglia, nel tentativo di fuggire. O nei periodi delle piogge, quando i campi vengono inondati e il cibo scarseggia. I nostri volontari, che conoscono bene le abitudini degli abitanti delle aree circostanti, sono in grado di raggiungerli con le derrate di cibo e di indirizzare chi ha bisogno di cure mediche verso i nostri centri” prosegue la dottoressa Kendi.
Secondo Intersos è vero che l’attenzione dei donatori nei confronti di questa area è cresciuta nel corso di quest’ultimo anno, ma cresce la preoccupazione per l’aumentare delle violenze e per le decine di migliaia di persone che sono nuovamente in fuga. Con la stagione delle piogge ormai alle porte, è l’allarme della Ong, se non si trova una soluzione il rischio di malattie e infezioni crescerà in maniera esponenziale.