GINEVRA, 24 LUGLIO – L’Italia chiede alle agenzie ONU se siano stati opportunamente studiati e valutati i potenziali rischi e gli effetti indesiderati di misure incluse nel nuovo rapporto sullo stato del cibo, soprattutto in Paesi in via di sviluppo ed in contesti fragili caratterizzati da alti tassi di povertà.
Il rapporto “The State of Food Security and Nutrition in the World 2019”, predisposto congiuntamente da FAO, IFAD, PAM, UNICEF ed OMS e’ stato presentato ieri a Ginevra.
Dopo decenni di declino, negli ultimi tre anni il problema della fame nel mondo è tornato a crescere e riguarda oggi ben 820 milioni di persone. Se si considerano anche tutti gli individui che sperimentano livelli “moderati” di insicurezza alimentare e che non hanno un accesso regolare a fonti di sostentamento appropriate, il numero arriva a toccare i 2 miliardi di persone nel mondo.
Allo stesso tempo, il sovrappeso e l’obesità sono fenomeni che continuano ad aumentare in forma esponenziale: si stima che nel 2018, il numero dei bambini in sovrappeso ha raggiunto 40 milioni. Circa un terzo degli adolescenti e degli adulti in sovrappeso ed il 44% dei bambini in sovrappeso tra i 5 ed i 9 anni sarebbero inoltre obesi.
Il rapporto include, tra le misure che i Governi sono esortati a prendere per il contrasto all’obesità ed al sovrappeso, l’adozione di misure fiscali quali tasse su specifici prodotti agro-alimentari ritenuti eccessivamente ricchi in zuccheri, grassi e/o sale.
Su tale aspetto, l’Italia ha chiesto chiarimenti alle agenzie dell’ONU coinvolte. L’Italia ha inoltre ribadito che il miglior modo per affrontare il problema dell’obesità e le malattie non trasmissibili legate alla nutrizione, contribuendo in tal modo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, risiede nella promozione di diete salutari, senza demonizzare specifici prodotti o nutrienti, attraverso progetti educativi e campagne di informazione sin dai primi anni di vita, e nel sostegno allo sviluppo rurale ed all’agricoltura ed all’allevamento sostenibili.
L’accesso a diete salutari, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dipende in ultima istanza dallo sviluppo sostenibile dell’agricoltura e dal miglioramento della sicurezza alimentare, e’ il parere dell’Italia. Le diete salutari tradizionali, la diversità alimentare e le abitudini alimentari corrette sono spesso componenti del patrimonio culturale di un Paese o di una regione, che sono meritevoli di essere preservate e possono giocare un ruolo positivo contro la malnutrizione, il sovrappeso e l’obesità. È questo il caso della dieta Mediterranea e di altre diete salutari tradizionali. (@OnuItalia)