(di Roberta Canulli*)
BRUXELLES, 11 APRILE – Il terzo Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari é stato presentato a Bruxelles il 2 aprile scorso, congiuntamente dall’Unione Europea, dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite.
Nonostante si registri un lieve miglioramento nel 2018 rispetto al 2017, il quadro resta decisamente allarmante, visto che negli ultimi tre anni il rapporto ha sistematicamente mostrato che, ogni anno, piú di 100 milioni di persone hanno sofferto la fame. Nel 2018, 113 milioni di persone in 53 paesi hanno sperimentato i livelli massimi di insicurezza alimentare (classificati in fase 3, 4 e 5 dell’IPC, Integrated Food Security Phase Classification), in confronto ai 124 milioni del 2017, richiedendo interventi urgenti di assistenza alimentare e supporto ai mezzi di sussistenza. Quasi i due terzi di queste persone, cioé circa 72 milioni, sono concentrate in 8 paesi: Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Etiopia, Siria, Sudan, Sud Sudan e nord Nigeria. Il numero di paesi colpiti dalle crisi alimentari é aumentato. In generale, i paesi africani restano i piú colpiti.
Ai 113 milioni vanno aggiunti 143 milioni di persone in 42 paesi che si trovano in situazione di “stress”, ovvero sul bordo del precipizio (classificati in fase 2 dell’IPC) e che rischiano in qualsiasi momento di scivolare in situazione di crisi alimentare al presentarsi di uno shock improvviso.
Gli alti livelli di malnutrizione acuta e cronica che colpiscono i bambini che si trovano in situazioni di emergenza sono fonte di gravi preoccupazione per le conseguenze della mancanza delle sostanze nutritive essenziali nei periodi piú critici per la crescita. Le cause dirette della malnutrizione sono lo scarso apporto dietetico e le malattie. Nei paesi colpiti da crisi alimentari, il numero di bambini che segue diete accettabili é tristemente basso.
Il rapporto dimostra in modo chiaro la relazione tra crisi alimentari e conflitti, disastri naturali legati ai cambiamenti climatici e shock di natura economica. In particolare:
- 74 milioni di persone che hanno sofferto crisi alimentari nel 2018 si trovavano in 21 paesi in conflitto e in condizioni di insicurezza, di cui 33 milioni in 10 paesi africani, 27 in 7 paesi del Medio Oriente, 13 milioni in Asia e 1,1 in Europe dell’Est;
- 29 milioni di persone si trovavano in paesi colpiti da shock climatici, principalmente in Africa (23 milioni in 20 paesi);
- Infine, 10,2 milioni di persone hanno sofferto la fame a causa di crisi economiche, prevalentemente in Burundi, Sudan e Zimbabwe.
Per completezza, si deve aggiungere che l’analisi non comprende 13 paesi, inclusi la Corea del Nord e il Venezuela, per mancanza di dati sulla sicurezza alimentare.
Come sottolineato dal Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, e dal Direttore Esecutivo del WFP, David Beasley, il numero delle persone che si trovano ogni anno ad affrontare la forma piú estrema di insicurezza alimentare é ancora troppo alto. Per sconfiggere la fame, bisogna affrontarne le cause: i conflitti, l’instabilitá e l’insicurezza, l’impatto dei cambiamenti climatici. Bisogna aumentare la collaborazione tra gli attori umanitari e di sviluppo per rafforzare la resilienza delle popolazioni vulnerabili colpite dalle crisi e proteggere i loro mezzi di sussistenza. Ma soprattutto, i leader mondiali devono attivarsi per trovare soluzioni ai troppi conflitti in corso. I risultati del rapporto sollecitano quindi una maggiore collaborazione e un approccio unitario nelle azioni umanitarie e di sviluppo e un maggiore investimento nella soluzione dei conflitti e nel perseguimento della pace.
I messaggi dei Commissari Europei per la Cooperazione Internazionale e lo Sviluppo, Neven Mimica, e per gli Aiuti Umanitari e la Gestione delle Crisi, Christos Stylianides, hanno confermato che l’insicurezza alimentare resta una sfida globale, che richiede sforzi congiunti. L’Unione Europea continua ad aumentare i fondi per gli aiuti umanitari e le iniziative a favore della sicurezza alimentare e dell’agricoltura sostenibile, ma una collaborazione sempre maggiore tra attori umanitari, di sviluppo e per la pace é indispensabile. Si devono inoltre identificare soluzioni innovative per poter mitigare e ridurre crisi alimentari che diventano negli anni sempre piú complesse.
Il Rapporto Globale sulle Crisi Alimentari è prodotto ogni anno dalla Rete Globale Contro le Crisi Alimentari (Global Network Against Food Crisis), costituita da organizzazioni internazionali umanitarie e di sviluppo e da istituzioni regionali. Il Rapporto è generalmente considerato il documento di riferimento mondiale per i dati e le stime della fame nel mondo.
*Roberta Canulla, Emergency and Rehabilitation Officer, FAO
Le opinioni espresse sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente il punto di vista della FAO.
Quadro di riferimento PER La CLASSIFICAZIONE DELLE SICUREZZA ALIMENTARE:
INTEGRATED FOOD SECUrity phase classification (ipc) & cadre harmonisè (ch)
Fase 1: MINIMO
Le famiglie sono in grado di soddisfare I propri bisogni alimentari e non alimentari senza ricorrere a strategie atipiche e non sostenibili per accedere al cibo e al reddito.
Fase 2: STRESS
Le famiglie hanno un consumo alimentare minimo adeguato ma non sono in grado di permettersi alcune spese essenziali non alimentari senza ricorrere a strategie dannose.
Fase 3: CRISI
Le famiglie hanno carenze nei consumi alimentary con tassi di malnutrizione acuta alti O una perdita rapida dei mezzi di sussistenza che porterà a carenze alimentari.
Fase 4: EMERGENZA
Le famiglie hanno gravi carenze alimentari che risultano in tassi di malnutrizione acuta molto alti e tassi di mortalitá eccessiva O affrontano la perdita estrema dei mezzi di sussistenza che porterá inevitabilmente a carenze alimentari
Fase 5: CATASTROFE /CARESTIA
Le famiglie hanno una mancanza di cibo estrema e non sono in grado di soffisfare altri bisogni essenziali. La fame, la morte e l’indigenza sono evidenti. (@OnuItalia)