NEW YORK, 8 FEBBRAIO – Tolleranza zero per la violenza sessuale in situazioni di conflitto. Il Vice Rappresentante Permanente italiano alle Nazioni Unite, Ambasciatore Stefano Stefanile, è intervenuto questa mattina alla riunione in formula Arria del Consiglio di Sicurezza sulla violenza sessuale e di genere nei conflitti armati.
“L’Italia all’ONU ha coerentemente portato avanti una linea di pressione affinché la violenza sessuale in situazioni di conflitto sia condannata e punita. Siamo stati tra i primi firmatari dei Principi di Kigali, abbiamo aderito all’iniziativa del Segretario Generale Guterres per la tolleranza zero nei confronti della violenza sessuale nelle operazioni di pace e siamo i primi contributori al fondo ONU per l’assistenza alle vittime. Durante il nostro mandato in Consiglio di Sicurezza ci siamo adoperati per far inserire la violenza sessuale tra i criteri di designazione automatica nei regimi sanzionatori, ottenendo che fosse incluso per la prima volta nelle sanzioni in Repubblica Centrafricana. Un primo passo storico cui deve seguire un’azione sistematica del Consiglio di Sicurezza in ogni contesto e teatro rilevante,” ha affermato Stefanile.
“Al tema della violenza sessuale in conflitto si riferiscono anche specifiche disposizioni delle due Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sul ruolo della componente di polizia nelle missioni di pace e sul traffico di esseri umani, entrambe promosse dall’Italia durante il suo mandato. L’obiettivo è integrare questo tema trasversalmente nell’azione delle Nazioni Unite per assicurare più alti standard di prevenzione, protezione dei civili e sanzione di tali violazioni,” ha detto Stefanile osservando che “individuare i responsabili e portarli di fronte alla giustizia è imperativo. La Corte Penale Internazionale può giocare un ruolo più incisivo, con risorse adeguate e attraverso una più stretta collaborazione con il Consiglio di Sicurezza. Ma non dimentichiamo il lato della prevenzione. Rafforzamento dello stato di diritto, partecipazione delle donne a ogni livello, a cominciare da una loro maggiore presenza nelle missioni ONU, formazione dei caschi blu sono alcuni degli aspetti chiave per migliorare prevenzione e assistenza alle vittime”.
Stefanile ha osservato che su questo fronte l’Italia vanta l’eccellenza del CoESPU di Vicenza nella formazione specializzata dei caschi blu su protezione dei civili, diritti umani e violenza sessuale e di genere. (@OnuItalia)