GINEVRA, 28 GENNAIO – C’e’ anche l’italiano Giorgio Perlasca tra i 36 diplomatici di 22 paesi che durante la Seconda Guerra Mondiale si opposero all’Olocausto e le cui figure sono ricordate in una mostra a Ginevra intitolata “Beyond Duty.” La mostra, aperta fino all’8 febbraio fa parte delle celebrazioni ufficiali che la Ginevra delle Organizzazioni Internazionali ha messo in campo oggi per la Giornata della Memoria. A organizzarla sono state la missione di Israele e la delegazione UE al Palazzo delle Nazioni. La mostra e’ dedicata ai Giusti tra le Nazioni e ai sopravvissuti alla Shoah il cui coraggio e la cui resilienza continuano a essere fonte di ispirazione.
Giorgio Perlasca, uomo comune che ha reagito con eroismo ad un massacro di inenarrabili proporzioni salvando oltre 5.000 ebrei ungheresi da sicura morte, è un testimone di tutti gli italiani che si opposero all’Olocausto. La sua storia e’ divenuta di pubblico dominio solo nel 1988 quando due delle sopravvissute lo hanno cercato – e finalmente trovato – non in Spagna (come esse pensavano, essendosi egli finto diplomatico iberico per salvare gli ebrei) ma in Italia, a Padova.
Oggi, nell’aula dell’Assemblea del Palais des Nations, e’ stati affidato a Benjamin Orenstein, un sopravvissuto a otto campi di sterminio, il compito di guidare le celebrazioni ufficiali della Giornata della Memoria, aperte dal Direttore Generale delle Nazioni Unite a Ginevra Michael Moeller e dall’Alta Commissario per i Diritti Umani Michelle Bachelet. Orenstein e’ autore di “Ces mots pour sépulture”, un libro di ricordi che ripercorre gli anni della Guerra, la sua sopravvivenza alla furia nazista e i suoi sforzi per insegnare alle generazioni piu’ giovani la lezione dell’Olocausto.
Pressoché da solo, nell’inverno del 1944-1945 a Budapest, Perlasca riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica fingendosi il console generale spagnolo in Ungheria; ora il suo nome si trova a Gerusalemme, tra i “Giusti fra le Nazioni” ed un albero in suo ricordo è stato piantato sulle colline che circondano il Museo dello Yad Vashem. (@OnuItalia)