(di Arturo Zampaglione) NEW YORK, 2 DICEMBRE – Dalla conferenza Med di Roma, il più autorevole forum di politica estera in Italia, giunto alla sua terza edizione, il premier Paolo Gentiloni e il ministro degli esteri Angelino Alfano rivendicano il ruolo centrale e la capacità di iniziativa che il governo italiano ha avuto e continua ad avere, anche al Palazzo di vetro, nell’avviare a soluzione la crisi libica e nel sostenere il piano del rappresentante speciale dell’Onu per la Libia, Ghassan Salamè.
“Gli accordi di Skhirat derivano in parte da intuizioni che vennero proprio da qua, da Roma, da quest’incontro e dalla conferenza diplomatica che l’accompagnò”, ha detto sabato Gentiloni, chiudendo all’hotel Parco dei Principi i tre giorni di dibattitto del Med (Mediterranean Dialogues) e riferendosi ai negoziati in Marocco che hanno permesso una svolta politica nell’impasse libica. Il premier ha aggiunto: “Ho molto apprezzato il lavoro che ha fatto e sta facendo Salamè per aver un governo più inclusivo e più forte e per arrivare alle elezioni. E’ la strada giusta ed è stata condivisa anche a Washington nella visita che il presidente Serraj ha fatto ieri”.
Rispondendo a una domanda di OnuItalia durante una conferenza stampa congiunta con Salamé a margine del forum Med, Alfano ha ricordato come la Libia sia stata al centro degli sforzi – e dei successi – dell’Italia durante il mese di presidenza dell’Italia del Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Abbiamo avuto ottimi risultati”, ha detto il ministro sottolineando l’insistenza italiana per arrivare a una “regia unica” della crisi libica, affidata proprio a Salamé. “Di cui – ha aggiunto – sosteniamo il piano d’azione in maniera convinta”.
Se la Libia rappresenta il dossier di maggiori soddisfazioni (assieme a quello della tutela dei beni culturali), Alfano, nel tracciare un bilancio del mese di presidenza italiana, ha ammesso la delusione per il mancato rinnovo (a causa del veto di Mosca) del JIM, il meccanismo congiunto investigativo sull’uso delle armi chimiche in Siria”. Ma l’Italia continuerà ad adoperarsi per convincere la Russia, e in particolare il ministro degli esteri Lavrov (che venerdì era al Med di Roma) dell’interesse comune di individuare e punire i responsabili.
Secondo Alfano, la condizione essenziale per la stabilità della Libia sono elezioni regolari che affidino il paese al suo popolo. E Salamè ha confermato che nel 2018 i libici saranno chiamati a votare. “Abbiamo discusso gli ultimi sviluppi è condiviso quello che accadrà in Libia nelle prossime settimane”, ha spiegato il rappresentante del segretario generale dell’Onu. “Spero di incontrare presto il generale Haftar per potergli assicurare che stiamo preparando il terreno per indire libere elezioni nel 2018. Non devono essere usate per mettere una toppa su un problema”, ha aggiunto. “Devono essere rispettate condizioni di sicurezza, una nuova legge elettorale. La missione sta lavorando per cercare di raccogliere tutte queste condizioni. Questa volta i libici potranno decidere quali istituzioni permanenti e non transitorie vogliono avere”.
AZ, 2-12-2017