(di Alessandra Baldini)
NEW YORK, 3 NOVEMBRE – Un messaggio in una bottiglia. Una lettera spedita da un campo di accoglienza per profughi in Italia.”A chiunque apre questa lettera: per favore, la consegni all’indirizzo giusto senza gettarla nel cestino”. Non e’ di oggi, della crisi dei rifugiati dei nostri tempi che e’ la peggiore dall’epoca della Seconda Guerra Mondiale, ma di allora, di 70 anni fa.
E’ il 26 giugno 1947 quando l’ungherese Miklos Tannenbaum, sopravvissuto all’Olocausto, prende la penna in mano per chiedere di raggiungere l’America con la famiglia. Tannenbaum va alla fonte: scrive a Pierce Williams, l’americano direttore dell’UNRRA, l’agenzia delle Nazioni Unite per profughi e sfollati. La lettera parte dal campo n. 17 UNRRA di Grugliasco, vicino a Torino. Nella busta, Tannenbaum mette la foto di un bimbo di circa un anno, Peter, nato dopo la fuga dall’Est Europa e per cui vuole un futuro migliore. “Per favore zio presidente, mandami un affidavit per diventare un buon americano. Peter”, e’ scritto sul retro della foto.
La lettera racconta orrori di allora non troppo dissimili da quelli di oggi in certe parti del mondo. “Non mi restano parenti vivi. Sono costretto a mandare il mio SOS a tutto il mondo nella speranza che sia raccolto da un’anima nobile. Puo’ immaginarsi, signore, quanto sia difficile agire così, ma questo le può mostrare che ormai abbiamo perso ogni risorsa”, scrive Tannenbaum chiedendo al capo dell’UNRRA di dare l’opportunità a “una giovane coppia di sperare in una nuova vita”. Chi sia Miklos, che fine abbiano fatto lui e sua moglie, se poi sia riuscito a raggiungere l’America, se Peter sia ancora vivo, non e’ dato di sapere. “Mia moglie e io abbiamo sofferto le pene dell’inferno durante il regime di Hitler e ora abbiamo un bambino”. Pierce rispose a stretto giro di posta dando al rifugiato poche speranze: gli Stati Uniti avevano quote di immigrazione e quelle per l’Ungheria erano basse. Pero’ “essere stato ebreo a Auschwitz potrebbe aiutare”.
La lettera, messaggio in una bottiglia, e’ esposta all’Onu in una mostra di documenti e foto sui 70 anni dell’organizzazione. La UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration) che gestiva campi per rifugiati come quello di Grugliasco ebbe un ruolo importante nell’aiutare chi non aveva più casa o patria dopo la Seconda Guerra mondiale a tornare ai loro Paesi o a trovare un nuovo destino. Le sue funzioni Onu furono successivamente trasferite a parecchie agenzie internazionali come la International Refugee Organization (IRO), poi UNHCR, e l’OMS. Come agenzia umanitaria americana, nel 1948 l’UNRRA confluì invece nel nel Piano Marshall. (AB, 3 novembre 2015)